C’è un secondo video, sempre risalente a cinque anni fa, in cui compare la giudice Iolanda Apostolico. Questa volta però a pubblicarlo non è Matteo Salvini ma l’agenzia di stampa LaPresse. Nel filmato – che dura 46 secondi – chi inquadra si trova tra i manifestanti, con una prospettiva diversa rispetto all’autore del primo filmato […]
Spunta un nuovo video della giudice Apostolico e si vede un poliziotto che inquadra. Il fact-checking di MeridioNews
C’è un secondo video, sempre risalente a cinque anni fa, in cui compare la giudice Iolanda Apostolico. Questa volta però a pubblicarlo non è Matteo Salvini ma l’agenzia di stampa LaPresse. Nel filmato – che dura 46 secondi – chi inquadra si trova tra i manifestanti, con una prospettiva diversa rispetto all’autore del primo filmato che, invece, era dietro agli agenti in tenuta antisommossa del Reparto mobile. I momenti che vengono ripresi nei due video sono però quasi identici. Sicuramente sono successivi a una carica di alleggerimento da parte della polizia. Particolare estrapolabile dalle parole pronunciate verso gli agenti con i caschi da Pierpaolo Montalto, segretario regionale di Sinistra Italiana che nei frame analizzati da MeridioNews è con il volto cerchiato in verde. Nel primo video – quello pubblicato giovedì da Salvini – Montalto dice: «Avete caricato quattro ragazzini». Nel secondo video – quello di LaPresse – la stessa persona dice: «Avete pestato quattro ragazzi».
Oltre alle parole bisogna tenere in considerazione la posizione di Montalto e non solo. In entrambi i video si rivolge agli agenti posizionati accanto a una macchina con un vano montato sul tetto, evidenziata in giallo. In quasi tutti i frame dei due video si vede che vicino a Montalto c’è la giudice Apostolico – in quello di LaPresse si rivolge anche gli agenti – e nei paraggi si aggira anche una seconda donna che tiene in mano un telefono rivolto verso i poliziotti, evidenziata in blu. C’è anche un’altra persona indicata con un rettangolo viola. Si tratta di un uomo di mezza età con una polo azzurra e un distintivo. Nel video pubblicato da Salvini è già davanti agli agenti in tenuta antisommossa mentre nel video di LaPresse si vede chiaramente che, da dietro il cordone, supera i poliziotti e si posizionata davanti a loro e, quindi, quasi di fronte a Montalto, appoggiato però al vetro della macchina.
In tutto questo accanto alla macchina con un vano montato sul tetto, si vede chiaramente – cerchiato in rosso – un poliziotto della Scientifica con il casco che regge una telecamerina puntata verso i manifestanti. L’agente si vede nel video di LaPresse e la sua posizione sembra combaciare con il punto di ripresa del video pubblicato da Salvini. In entrambi i casi dietro i colleghi del reparto Mobile in tenuta antisommossa. È stata la sua telecamera a filmare il video finito a distanza di cinque anni in mano al leader della Lega? A questa domanda non c’è una risposta ma la polizia ha fatto sapere, tramite una nota inviata ieri – quando il filmato di LaPresse non era ancora pubblico – che il video della discordia non si trova negli atti ufficiali della questura relativi alla manifestazione.
L’ultimo colpo di scena di giornata è arrivato con una notizia battuta dall’Ansa nella tarda serata. Secondo l’agenzia di stampa, l’autore del video sarebbe addirittura un carabiniere. Ed è stato proprio un carabiniere in congedo, il deputato leghista Anastasio Carrà, il primo a riconoscere nel video pubblicato da Salvini la giudice. Carrà però ha sempre smentito di avere passato il video al suo segretario sottolineando di avere visto il filmato soltanto dopo la pubblicazione su Facebook da parte di Salvini. I militari quel giorno erano presenti insieme alla polizia ma normalmente non si occupano di riprese video, come invece fanno la Scientifica e la Digos. Secondo quanto riportato dall’Ansa, l’autore del video avrebbe riferito di essere stato lui a girare quelle immagini anche ai propri superiori, specificando di avere utilizzato un cellulare. Il filmato, fatto «senza alcuna finalità», però, non sarebbe finito negli archivi dell’Arma ma condiviso via chat con alcune persone soltanto quando è scoppiato il caso Apostolico.