Sport in bolletta

Portate la vostra memoria all¹estate scorsa. Pensate a quando la notizia della chiusura degli impianti sportivi comunali ­il Comune di Catania non poteva più mantenerli -, piombò sulla testa dei catanesi senza preavviso. Fu in quei mesi caldi, sotto la minaccia di un dissesto comunale che ancora sussiste in pieno, che si pensò ad una soluzione possibile e definitiva. Fu allora che si fece strada la possibilità che a gestire le strutture dove ogni giorno migliaia di cittadini giovani e adulti praticano lo sport, potesse essere direttamente il Coni.

Com’è andata? La stampa ufficiale non ne parla quasi mai, se non in termini sbrigativi. Eppure questo burrascoso “fidanzamento” tra Comune e Coni registra brusche frenate, lunghe pause di riflessione, contrattazioni. Nessuna storia d’amore, dunque, ma la nuda cronaca di un affare che rischia davvero di non essere mai portato a termine.

Le tappe di un dialogo tra il Palazzo e il Coni possono essere riassunte
così: le parti si vedono ogni lunedì già da cinque settimane, dopo un
silenzio indifferente da parte del Comune che era durato moltissimi mesi. E non a caso, visto che a Palazzo degli Elefanti era in gestazione una
proposta poi fallita miseramente: la possibilità di delegare la gestione
degli impianti ad una società “Catania sport” in grado di assumere decisioni senza indire gare e senza i più elementari controlli che scatterebbero in un qualunque ente pubblico.

Il Coni protestò e ai vertici scattarono litigi di potere. La “Catania
sport” non si fece. A quel punto l’ipotesi che un grande soggetto
legittimato dalla legge potesse gestire gli impianti si fece nuovamente
strada. Ma pare proprio che il matrimonio non s’ha da fare. Il Comune
infatti, alza il prezzo della dote e pretende che tutti gli oneri ricadano
sulle spalle del Coni: il pagamento degli stipendi di oltre un’ottantina di
lavoratori, le bollette della luce, dell’acqua, del gas e del telefono. Il
tutto a fronte di un ente locale che non eroga contributi alle società
sportive da circa tre anni.

Cosa succederà? Lo sapremo presto. Il prossimo lunedì potrebbe venir fuori la posizione ufficiale del Coni, che al momento sembra non avere intenzione di sottostare alle condizioni dettate da un comune in dissesto. Le cronache ufficiali ci diranno come andrà a finire. Ma stando solo a quelle, non verremo mai a sapere perché a Catania è impossibile realizzare quello che succede in ogni grande città d’Italia che si rispetti: quelle dove lo sport non è un costo ma un investimento sociale.

[Pubblicato giorno 11/12/2006 su  www.ildito.it]


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