Il direttore artistico del Teatro delle Beffe, che un mese fa ha annunciato la chiusura definitiva della storica sede di via Despuches, raccoglie i gesti dei colleghi, che si offrono di tenere il materiale di scena. Mentre si attendono novità anche da parte dell’amministrazione, dopo che Orlando e Cusumano si sono interessati alla vicenda
Spazio Franco, Caldarera diventa artista residente «Tanta la solidarietà, ora però serve concretezza»
«In una città profondamente egoista venirsi incontro è un fatto eccezionale, almeno per me», dice Ludovico Caldarera, direttore artistico del Teatro delle Beffe di via Despuches, che dal 2001 si dedica all’intrattenimento dei più piccoli. Uno spazio che è stato un punto di riferimento per molte famiglie, e non solo delle limitrofe via Dante e via Libertà, ma anche per esempio di quelle di Borgo Vecchio. Almeno fino a un mese fa, quando Caldarera ha annunciato la chiusura del teatrino per l’impossibilità di sostenere le spese quotidiane che l’attività impone. Un annuncio che non è passato sotto silenzio e che ha suscitato la solidarietà di molti colleghi dell’ambiente, anche se non tutti si sono mobilitati. Per qualcuno sono rimaste solo parole battute dietro allo schermo di un computer. Per altri invece no, e i gesti concreti non sono mancati. Tra loro c’è Giuseppe Provinzano, presidente dell’associazione Babel Crew, che insieme al progetto Amunì gestisce nel padiglione 18 dei Cantieri culturali alla Zisa lo Spazio Franco, dove da oggi si trovano alcune attrezzature del teatrino di Caldarera, che lo rende quindi «artista residente finché lo vorrà».
«Costretto a lasciare quanto prima la sua sede storica in via De Spuches, in attesa che presto ne trovi una nuova, il Teatrino Delle Beffe e Spazio Franco si vengono in soccorso l’un l’altro!», scrivono infatti sulla pagina social. Ma prima di lui a scendere in campo sono stati anche il direttore artistico del teatro Biondo, Roberto Alajmo, col quale Caldarera ha collaborato in passato, che ha messo a disposizione la falegnameria dello Stabile, sempre ai Cantieri, per custodire gli attrezzi e i materiali di scena. E, ancora, Vincenzo Biondo, il musicista che insieme alla collega Elisa Smeriglio ha fondato dieci anni fa la Vokalmusik Academy. Ci sono anche i ragazzi di Tavola Tonda, Daniela Melluso del teatro Crystal e Pino Apprendi, anche lui molto vicino alle sorti del teatrino di via Despuches e intenzionato a mettere a disposizione anche un suo personale teatrino privato. «Purtroppo la solidarietà che è stata espressa non si è tramutata sempre in fatti concreti e non si è andati oltre la manifestazione di sostegno – afferma proprio Apprendi -. C’è però forte questa volontà di non fare chiudere questo spazio culturale, sarebbe una perdita per la città, la società tutta e per la democrazia. Servono punti di riferimento come questo per aggregare le persone».
«Sono gesti veri che mi emozionano, ma che un po’ mi imbarazzano anche – dice Caldarera -. Sono cose che ti danno comunque la carica, moltissimo. Non è detto che tutti possano fare qualcosa, lo so, e in tanti sono bravi a scrivere di solidarietà da dietro a un computer senza poi fare niente, atteggiamento che mi fa apprezzare tutto questo ancora di più. Ma non sono uno che fa bilanci finali, uno che se la prende qualcuno, no. Il tempo alla fine pareggia tutto, qualora ce ne fosse bisogno». E, forse, i presupposti per essere finalmente un po’ più fiduciosi sembrano spuntare all’orizzonte. Soprattutto dopo l’interessamento mostrato nei giorni scorsi da parte del sindaco Leoluca Orlando e dall’assessore alla Cultura Andrea Cusumano, adesso impegnati per trovare una soluzione che scongiuri la chiusura definitiva del teatrino. Mentre intanto parte delle attrezzature di scena restano ancora ferme nella storica vecchia sede: «Ringrazio il proprietario, che più di tutti forse ha compreso me e la situazione. Ci conosciamo dal ’95, sa che non lo sto prendendo in giro, è stato molto accogliente e non posso che apprezzarlo – conclude -. Insomma, qualcuno si è mosso, ora c’è bisogno di concretezza».