Dovrebbe essere una ricchezza per il Comune di Catania. Invece Sostare rischia di diventare l’ennesima zavorra e allungare l’elenco delle società partecipate dall’ente pubblico che rendono complicata la quadratura del bilancio, come ha sottolineato recentemente la Corte dei Conti. Per il secondo anno consecutivo l’azienda che si occupa degli stalli a pagamento nel capoluogo etneo chiuderà in perdita. Secondo i calcoli fatti dai nuovi vertici, a rischio ci sarebbero 33 posti di lavoro. Esuberi: la parola che nessuno vorrebbe sentire si è materializzata in una riunione di pochi giorni fa a cui hanno preso parte anche le rappresentanze sindacali. «Siamo stati chiamati lunedì e ci hanno illustrato questa situazione difficile – spiega Gino Scarfalloto, segretario provinciale della Filcams Cgil – pensare che il precedente consiglio di amministrazione mai aveva ammesso che c’erano perdite. Sono state fatte spese e scelte organizzative che evidentemente oggi risultano sbagliate».
Il rosso ammonterebbe a più di 800mila euro. Un buco ancora più pesante rispetto a quello del 2013. Il nuovo cda della partecipata si è insediato a gennaio 2014. «Sono state prese decisioni sbagliate – continua Scarfalloto – basti pensare all’acquisto di nuove auto che andavano a sostituire i motorini, vetture che adesso sono state messe in vendita; o ancora a aumenti di livello per impiegati senza nessun concorso interno». Ma a pesare maggiormente sarebbero i superminimi. Uno strumento che si usa per premiare i lavoratori più virtuosi, un accordo tra dipendente e società. Ma di cui a Sostare si sarebbe fatto un uso quantomeno allegro. I soli premi concessi ammonterebbero a 280mila euro. Circa un terzo delle perdite totali. «Fino a ora siamo stati tenuti all’oscuro di quello che succedeva nelle partecipate – spiega il sindacalista della Cgil – Abbiamo chiesto la documentazione che ancora non ci è stata data, anche se la società e l’amministrazione si sono dimostrate più disponibili che in passato. Sappiamo che i superminimi sono stati concessi a tanti impiegati, ma non conosciamo il numero preciso. I semplici dipendenti non ne prendono. Il fatto che ci siano superminimi uguali o quasi pari a un intero stipendio offende la dignità degli altri lavoratori. E’ una stortura che va rivista in tutte le partecipate, un rubinetto aperto che allaga il sistema. Va riorganizzato tutto secondo una maggiore equità, non è giusto che ci siano lavoratori di serie A e altri di serie B che percepiscono la metà dei soldi».
Per far fronte alla grave difficoltà, il cda ha chiesto a tutti i dipendenti, tramite i sindacati, di decurtarsi lo stipendio del 18 per cento per il mese di dicembre. Taglio a cui corrisponderebbe una proporzionale riduzione del monte ore. «Chiedono di aprire una procedura non per arrivare a licenziamenti ma a una soluzione che preveda ammortizzatori – precisa Scarfallotto – noi non faremo nulla senza l’accordo con i lavoratori». Su un punto però, la risposta del sindacato è già chiara. «Un sacrificio può essere utile solo se a gennaio ci si siede tutti a un tavolo e si fa una programmazione condivisa per i prossimi anni. Che significa: sforbiciata agli sprechi e nuove regole. Questo può avvenire se la politica e la società ne hanno la volontà. Mi sembra che la disponibilità da parte di entrambe ci sia».
La grana Sostare è arrivata anche in consiglio comunale. Un’interrogazione sullo stato delle partecipate è stata presentata a firma di Sebastiano Arcidiacono, del nuovo gruppo Sicilia Democratica. «Se avessimo saputo a gennaio del deficit, avremmo potuto fare qualcosa. Adesso la situazione è più difficile», spiega. I numeri relativi alla perdita della società sono risuonati nell’aula consiliare la scorsa settimana. Durante la discussione sul bilancio preventivo, tra i banchi quasi deserti, è stato il consigliere del Pd Niccolò Notarbartolo a parlarne. «Per anni Sostare è stata un fiore all’occhiello e produceva utili – ha affermato – Adesso bisogna capire come affrontare questo tipo di perdita e quali sono le reali prospettive di un settore critico nella nostra gestione amministrativa».
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