Dopo il Liotro Lego e il cannolo in mattoncini, il catanese Giovanni Mirulla torna con una nuova idea e presenta il robot Sonny. Nato qualche anno fa all’interno dell’istituto tecnico Archimede di Catania, il primo prototipo del robot ha vinto le Olimpiadi di Robotica organizzate dal Miur nel 2017. «Il secondo prototipo, invece, presenta caratteristiche […]
Il robot di Giovanni Mirulla che interagisce con le persone. «In Sicilia mancano laboratori e competenze»
Dopo il Liotro Lego e il cannolo in mattoncini, il catanese Giovanni Mirulla torna con una nuova idea e presenta il robot Sonny. Nato qualche anno fa all’interno dell’istituto tecnico Archimede di Catania, il primo prototipo del robot ha vinto le Olimpiadi di Robotica organizzate dal Miur nel 2017. «Il secondo prototipo, invece, presenta caratteristiche più sofisticate» – spiega Mirulla che, tra l’altro, per arrivare a raggiungere tale obiettivo ha accompagnato lo studio al lavoro in modo tale da ricavare dei fondi poi investiti sulla costruzione del secondo modello. «Per realizzare gli occhi – prosegue l’esperto – ho speso più di due mesi e adesso sono in grado di muoversi in modo indipendente l’uno dall’altro».
Sonny è stato creato con materiali in grado di rispettare l’ambiente, come il Pla, derivante dall’amido di mais o dalle canne da zucchero, e il legno: un lavoro che si è protratto per oltre due anni. Su indicazione della professoressa Gagliano, Mirulla ha sviluppato competenze tali da rendere Sonny un robot che interagisce con gli esseri umani memorizzando contesti e azioni. Oltre a relazionarsi, si autoprogramma: ciò significa che, se gli si dovesse chiedere di alzare un braccio, lui sarebbe in grado di capirlo e scrivere il codice per eseguire tale movimento, oltre a rispondermi vocalmente al comando.
Dietro un progetto che potrebbe senz’altro risultare interessante, si cela anche una denuncia. «Mancano le competenze pratiche che dovrebbero essere impartite nella nostra professione – aggiunge Mirulla – ma che spesso, per mancanza di laboratori o perché si è fatto sempre così, risultano carenti se non nulle». Una creatività che non sempre sopravvive e che, stando al pensiero dell’ex studente, viene soffocata all’interno delle mura scolastiche e universitarie. «Grazie scuola, grazie università ma io preferisco sognare», conclude Mirulla.