Un ipnotizzante concerto dei Sodastream da Zo regala atmosfere agrodolci, a tratti malinconiche, comunque travolgenti. E l'appuntamaento con la musica è per il 31, quando Dj Stefano Ghittoni ci traghetterà verso il 2007- Dietro le quinte. Faccia a faccia con i Sodastream di Valentina Miraglia
Sodastream live @ Zo
Sono le 23.00 e la sala di Zo è già gremita di gente in trepidante ma composta attesa per i Sodastream, un gruppo australiano ormai caro al pubblico catanese che lultima volta lo aveva visto tre anni fa al Taxi Driver. Si tratta di un duo formato da chitarra e contrabbasso dal ritmo lento e dalle atmosfere agrodolci, a tratti malinconiche, comunque travolgenti. Ma, a fare irruzione sulla scena per primo, è il gruppo spalla: i Tempestine, altro duo composto dai siracusani Carlo Barbagallo e Lorenzo Urciullo. Due chitarre: una acustica e laltra elettrica, due voci e un tamburello al piede di Carlo. Ritmi country e finali spesso in crescendo scandiscono i pezzi del duo di giovanissima formazione. Tre quarti dora di musica e i Tempestine si congedano fra gli applausi del pubblico.
È la volta degli attesi Sodastream che sin dal primo pezzo, Tickets to the fight, sembrano ipnotizzare la folla rapita dalla loro musica. Un silenzio quasi reverenziale contribuisce a creare un effetto di equilibrata sintonia fra palco e platea.
Nei loro album spesso è presente anche la batteria, ma dal vivo sono quasi sempre da soli, Karl Smith e Pete Cohen. Non si sente affatto, però, la mancanza di quello strumento che forse risulterebbe quasi superfluo considerato che le loro voci sembrano uno strumento di per sé. Una riproduzione fedele dei loro stessi strumenti: la voce più alta e limpida di Karl accompagna la sua chitarra acustica, e quella di Pete, molto bassa e distorta da strani movimenti labiali, è in perfetta armonia col suo contrabbasso. Niente di così assurdo, forse, azzardare un paragone fra la voce di Karl e quella di Jens Leckmann, o magari ancora di più, col cantante dei Belle & Sebastian.
Non mancano le varianti che sorprendono e quasi fanno sorridere, specie quando Pete lascia il suo contrabbasso per suonare una sega con un archetto. In alcuni brani, inoltre, Karl si accompagna con unarmonica a bocca.
Tra un pezzo e laltro, Pete comunica col pubblico in un italiano non perfetto ma dallindubbio esito simpatico-empatico. Di madre siciliana, di Randazzo, Pete conquista il pubblico catanese (e non solo) dichiarandosi un concittadino. E scatta lapplauso patriottico
Se Pete riesce a fare ridere/sorridere, non mancano i momenti di romantica malinconia. Non so perché – così presenta Pete uno dei suoi pezzi – ma quando siamo felici scriviamo canzoni tristi, e quando siamo tristi scriviamo canzoni felici.
Quando escono dalla scena per il solito rituale secondo cui si fanno richiamare sul palco da vere star, i Sodastream sono riaccolti dallapplauso di un pubblico evidentemente soddisfatto del concerto a cui ha assistito. Compiaciuti, Karl e Pete ci regalano qualche altro pezzo. E se ne vanno con la stessa dolcezza con cui hanno iniziato. Lasciando come la sensazione che i Sodastream abbiano suonato per ognuno dei presenti
che se avessimo chiuso gli occhi avremmo potuto credere di essere nella nostra stanza, soli, con la loro musica. E nullaltro.
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