Francesco Corallo, re etneo delle concessioni per videolottery, è di nuovo protagonista di un provvedimento del tribunale di Roma. I magistrati capitolini hanno messo i sigilli preventivi a nuove aziende, titolari di esercizi commerciali a Roma, Viterbo e Treviso. Fondamentale, per gli inquirenti, un tentativo di vendita
Slot machine, altri 75 milioni sequestrati a Corallo Castello di carte delle società per il gioco d’azzardo
Adesso i milioni sono diventati 187. Ai 112 milioni di euro che sono stati sequestrati a Francesco Corallo lo scorso anno, se ne sono aggiunti oggi altri 75. È l’ultimo provvedimento emesso dal tribunale di Roma nei confronti del re delle slot machine, l’imprenditore 57enne originario di Catania che ha costruito un impero sul gioco d’azzardo legale, omettendo però – secondo gli inquirenti – di pagare le tasse. È per i reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte che nei confronti di Corallo è stato emesso, il 13 dicembre 2016, un provvedimento di custodia cautelare in carcere. Gli investigatori lo avevano raggiunto a Saint Martin, ai Caraibi, dentro alla sua villa di lusso di fronte al mare. E sempre ai Caraibi era rimasto fino al 17 agosto 2017, quando i magistrati italiani hanno ottenuto l’estradizione. L’uomo, adesso, è sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Roma.
Secondo i finanzieri dello Scico (Servizio centrale investigazione criminalità organizzata) capitolino, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Roma, Corallo e i suoi avrebbero accumulato enormi debiti nei confronti dello Stato e, successivamente, avrebbero costruito un castello di carte fatto di società attraverso le quali venivano trasferiti milioni di euro, partiti dall’Italia e arrivati su numerosi conti correnti all’estero. Per la procura romana – che a febbraio ha iscritto nel registro degli indagati anche l’ex leader di Alleanza nazionale Gianfranco Fini, nonché la sua compagna Elisabetta Tulliani e diversi familiari di lei – la concessionaria di gioco d’azzardo legale Global startnet, riconducibile a Francesco Corallo, sarebbe servita a riciclare il denaro indirizzandolo verso i conti di diverse società del gruppo Corallo, anche offshore.
Nel sequestro di oggi risultano coinvolte anche la Happy games club, ditta olandese titolare di cinque sale per videolottery e slot machine in Italia, la Bplus servizi (in liquidazione), la Bingo plus giocolegale e la Skill plus giocolegale. Tutte quante avrebbero gestito esercizi commerciali a Roma, Viterbo e Treviso. Le imprese, fino a questo momento, non erano state sottoposte a sequestro: le nuove esigenze cautelari sono scaturite dall’avvio delle trattative per la vendita della Global startnet – che ha sede a Londra -, cosa che avrebbe reso più difficile il recupero delle somme dovute allo Stato. Gli aspiranti acquirenti, fermati dalle fiamme gialle prima che potessero diventare proprietari del colosso fondato da Corallo, non erano mai stati coinvolti nell’operazione prima di adesso.
In base a quanto si apprende, non sarebbero emersi contatti con la Sicilia, nonostante le origini catanesi di Corallo. Il suo nome, prima dell’arresto, era tornato alla ribalta per via della sua presenza nei Panama papers. I documenti segreti, resi pubblici dal periodico L’espresso, che rivelano i nomi di alcuni italiani titolari di conti correnti nel paradiso fiscale di Panama. Ancora giovanissimo Corallo lascia Catania per prendere in mano le redini delle imprese messe in piedi dal padre Gaetano. Quest’ultimo condannato per associazione a delinquere, senza l’aggravante mafiosa. Nonostante per i magistrati la sua vicinanza con Nitto Santapaola sia non solo documentata ma anche, come riportava anni fa il settimanale L’espresso, «ammessa» dallo stesso boss di Cosa nostra.