Siracusa, minori stranieri alle tragedie greche Grazie ad Accoglierete: «Ragazzi affidati a famiglie»

«Questi sono i miei amici». Quando, alla fine della tragedia, la voce narrante li indica, seduti nelle prime file, dal pubblico del teatro greco di Siracusa si alza un applauso spontaneo. Hanno capito. Il cerchio è chiuso. Il messaggio che Moni Ovadia – chiamato a firmare la regia de Le Supplici per la stagione 2015 delle tragedie – voleva lanciare, ha centrato il bersaglio. Nel gruppo di ragazze e ragazzi stranieri, sbarcati da poco in Sicilia e invitati ad assistere con un ruolo attivo all’opera, gli spettatori rivedono la storia a cui hanno appena assistito. Quella delle cinquanta figlie di Danao, scappate dall’Egitto per il rifiuto di sposare altrettanti cugini, e accolte ad Argo.

I minori che siedono sulle pietre del teatro hanno la pelle nera, così come le donne egiziane della tragedia. Entrambi i gruppi chiedono protezione. Sono rifugiati. Accolti i primi in Italia, le altre in Grecia. Popoli che hanno scelto l’aiuto del diverso. In mezzo qualche migliaio di anni di storia che sembra evaporarsi. Prima di partecipare alla tragedia i ragazzi hanno studiato, hanno chiesto informazioni su quello che avrebbero visto. E si sono lasciati trasportare dalle emozioni di chi vede rappresentare in scena esperienze vissute sulla propria pelle. Il tutto è stato reso possibile da chi quotidianamente si occupa della tutela e dell’accompagnamento di questo gruppo di minori: l’associazione siracusana Accoglierete, fondata nell’estate del 2013 dall’avvocata immigrazionista Carla Trommino. «La nostra missione è la loro tutela individuale, ogni persona va seguita nei propri bisogni e nel progetto migratorio». 

Una proposta ben diversa dal tradizionale modello d’accoglienza a cui si assiste in Italia da quando si sono intensificati gli sbarchi. Non centri con decine di minori, dove troppo spesso non vengono garantiti i servizi stabiliti dalla legge. O che, in alcuni casi, sono anche privi delle necessarie autorizzazioni. Accoglierete punta sull’incontro tra i ragazzi e le famiglie, o al massimo, con piccole comunità. «Attualmente seguiamo minori che sono stati accolti in 35 famiglie, tra Augusta, Catania e Siracusa – spiega Trommino – anche alcune parrocchie a Priolo e Augusta hanno preso a carico tre ragazzi ciascuno, in questi casi il parroco diventa il responsabile, ma anche alle famiglie che frequentano viene affidato un compito».

In due anni l’associazione ha raccolto 170 tutori, ottenendo riconoscimenti a livello nazionale per il modello di accoglienza all’avanguardia, ma soprattutto riuscendo a centrare ottimi risultati dal punto di vista dell’integrazione dei ragazzi. «Chi vive in piccole comunità o in famiglia acquisisce più conoscenze, impara meglio l’italiano e va avanti molto più velocemente nel processo di integrazione rispetto ai minori che restano in centri disumanizzanti». Emblematico è il caso di un ragazzo egiziano che da un anno e mezzo vive in famiglia. «Ha iniziato a scrivere per il giornalino della scuola – racconta l’avvocata – in uno degli ultimi temi ha fatto un paragone tra la sua esperienza di migrante e quella di Renzo, protagonista dei Promessi sposi, romanzo che è un pezzo di cultura tipicamente italiana». 

Il modello portato avanti da Accoglierete ha anche un innegabile risparmio economico per le casse dello Stato. «Le famiglie che accolgono i minori stranieri dovrebbero ricevere lo stesso contributo che lo Stato garantisce a quelle che ospitano minori italiani, cioè 400-500 euro al mese. Ma finora non hanno avuto nemmeno un centesimo». La cifra sarebbe comunque nettamente inferiore rispetto a quella pagata dai ministeri competenti ai centri di prima accoglienza. In questi casi la quota minima è 45 euro al giorno. Per un totale di quasi 1.500 euro al mese a migrante. Eppure l’affidamento alle famiglie rimane minoritario. Mentre il business dei centri continua. «Il problema – sottolinea Trommino – è il continuo rimpallarsi di responsabilità e la mancanza di chiarezza nella normativa, abbiamo sollecitato più volte il ministero a spiegare bene ruoli e responsabilità una volta per tutte».

Anche il tutore ha spesso a che fare con ristrettezze economiche, trattandosi di un servizio su base volontaria. Motivo per cui da molti avvocati è vissuto come un peso. «Ci sono i costi della benzina, del disbrigo delle pratiche e anche la frustrazione quando vedi che le cose non cambiano mai – racconta la fondatrice dell’associazione -È bello che ci siano persone che si prendano cura gratuitamente dei minori, ma sarebbe giusto riconoscere agli avvocati un rimborso spese». Nonostante tutte le difficoltà, Accoglierete continua il suo lavoro. Coinvolgendo i minori in tanti progetti: sport, feste, gemellaggi con scuole superiori o studenti stranieri, come recentemente avvenuto con un’università americana. Fino alla partecipazione alla tragedia di Eschilo. «Ci ha chiamato Moni Ovadia per proporci questa cosa – spiega Trommino – Le Supplici custodiscono lo spirito di servizio che caratterizza l’associazione: aprire le nostre case ai ragazzi. L’emozione più grande è stata vedere come gli stessi minori hanno vissuto intensamente il dramma. È vero, – conclude – loro non hanno un senso di storia così antica, ma nel racconto delle figlie di Danao hanno rivisto il passato di schiavitù dei loro antenati».


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Le Supplici di Eschilo racconta la storia delle figlie di Danao, scappate dall'Egitto e accolte in Grecia. Il regista Moni Ovadia ha coinvolto un gruppo di ragazzi seguiti dall'associazione siracusana che da due anni propone un modello diverso di accoglienza che coinvolge famiglie e parrocchie. Con ottimi risultati per l'integrazione e risparmio per lo Stato. Guarda le foto

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