Quasi non se ne ricorda l’origine, ma la memoria storica dei volontari, tra cui diversi professionisti, che si sono occupati della questione dice che il campo rom di Pantanelli, a Siracusa, esiste da circa trenta anni. I Rom e i Sinti che ci abitano chiedono da tempo un miglioramento delle condizioni igieniche e un maggiore rispetto del diritto ad integrarsi nel territorio. Vorrebbero uscire dai container e dalle roulotte e partecipare all’assegnazione di case popolari. Desiderio che si è concretizzato in più richieste da parte degli abitanti all’amministrazione comunale. L’ultima a inizio giugno. Ma che si scontra, da un lato, con le poche case di cui dispone il Comune, dall’altro con l’accordo trovato tra sindaci e ministero dell’Interno appena due giorni fa. E che prevede, usando le parole di Angelino Alfano, «di buttare fuori, espellere dal territorio nazionale tutti quei Rom che non vorranno sottoscrivere un patto con lo Stato italiano, una sorta di patto di emersione dalla loro condizione, a volte borderline rispetto al nostro paese». Il governo metterà «le risorse economiche, attraverso un fondo apposito, e tutta la forza» di cui dispone, ai Comuni spetterà il compito di «individuare le soluzioni alternative», ha detto il ministro. L’accordo avrà conseguenze importanti anche nelle principali città siciliane.
Al campo di Siracusa molti hanno regolare residenza, sono nati nella provincia e tra loro alcuni lavorano regolarmente in città. Altri – per ammissione degli stessi volontari che si occupano del campo – preferiscono attività illecite, molte famiglie sono disunite a causa dei litigi interni, ma la comunità resta a Pantanelli e continua a vivere la quotidianità rispettando anche le proprie tradizioni, come i festeggiamenti di San Giorgio, patrono dei rom.
Nelle scorse settimane è stata l’assessora alle Politiche Sociali e alla Famiglia a recarsi nel campo per portare il materiale che serve alla manutenzione, promesso agli abitanti. Rosalba Scorpo si sarebbe vista però rifiutare i pezzi. «Le donne hanno risposto che non c’erano uomini che si occupassero degli interventi di messa in sicurezza del torrente e dell’aggiustamento degli scarichi delle roulotte. Questo nonostante la consegna del materiale fosse stata concordata. E’ stata probabilmente una scusa – dichiara l’assessora – gli abitanti del Pantanelli chiedono da tempo un alloggio popolare, ma il Comune non ha case libere da assegnare». L’assenza di abitazioni è un grosso ostacolo non solo per chi vive nel campo, ma per tutti gli aventi diritto di Siracusa. «Alcuni dei Rom hanno maturato i requisiti per fare richiesta di un alloggio – ammette Scorpo – ma non abbiamo case. Chiediamo ai cittadini di segnalarci gli alloggi occupati abusivamente, in modo da agevolare lo scorrimento della graduatoria».
In attesa di una svolta, continua la denuncia degli operatori. «Le amministrazioni non hanno voluto mai affrontare veramente il problema e neppure la prefettura – dichiara Carmelo Guglielmino, responsabile dell’area famiglie e minori dell’associazione Lab.E.Fo.R.M. che si occupa di minori e loro istruzione -. Se non c’è il sostegno di un politico, qui non accade nulla. La gente è abbandonata a se stessa, in mezzo ai topi. Ci sono uomini che vivono nel campo di Pantanelli da venti anni, hanno chiesto una casa ma non l’hanno mai avuta». Il desiderio principale è l’uscita dal degrado. «Hanno voglia di vivere in maniera civile – continua Guglielmino – s’immagini cosa vuol dire vivere in cassoni che d’estate diventano incandescenti e in inverno non hanno riscaldamento. Come cooperativa abbiamo presentato diversi progetti che non sono più stati finanziati. Anche le associazioni cattoliche hanno svolto in passato un servizio dedicato ai più giovani del campo». Una soluzione immediata ci sarebbe: «Serve bonificare il campo e sostituire i container con quelli inutilizzati dalla protezione civile – spiega il giornalista-attivista ed ex consigliere comunale Ermanno Adorno, che dal 2009 si batte per migliorare le condizioni del Pantanelli- bisogna rimettere in sesto un po’ tutto».
L’impegno delle amministrazioni passate è stato sterile. Nel 2010 molti cambiamenti sembravano dietro l’angolo, ma non si sono registrate svolte. «Con le promesse dell’allora sindaco Roberto Visentin, dell’ex assessore Salvo Sorbello e dell’arcivescovo Salvatore Pappalardo sembrava che qualche progetto potesse andare in porto – spiega Adorno – ma arrivarono persino pasti con vermi nella pasta e nei legumi». Alla precedente amministrazione Adorno ha chiesto una bonifica del territorio, mai realizzata. «Il campo non è occupato da un numero eccessivo di persone – conclude il giornalista – ma chi ci abita convive con i ratti, con le bisce, in condizioni disumane dove si rischia di venire folgorati durante i giorni di pioggia perché i cavi della luce sono lasciati scoperti a terra».
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