La candidata della lista «Amici di Beppe Grillo» punta sulla legalità e sulla lotta agli sprechi. Ma non si illude sul risultato delle prossime elezioni: «Chi amministra male qui viene ricompensato»
«S’io fossi sindaco» Grazia Giurato
«Dobbiamo ritrovare la normalità per Catania attraverso il rispetto della legalità e della cosa pubblica. Per far questo è necessario dar voce a ai cittadini». È questo l’impegno di Grazia Giurato, candidata sindaco per “Gli amici di Beppe Grillo insieme con la società civile”, esponente storica del movimento femminista catanese e protagonista di numerose battaglie contro la mafia e la corruzione amministrativa.
Grazia Giurato, potrebbe illustrarci il suo programma per Catania in tre parole?
«Legalità, intesa come trasparenza degli atti, serietà e rispetto per la cosa pubblica. Lotta agli sprechi, combattendo la “politica dello spendaccione”, in quanto i soldi che amministriamo sono i soldi dei cittadini verso i quali dobbiamo avere il massimo rispetto, tenendo conto delle spese che sosteniamo».
A proposito, cosa può dirci del buco del bilancio al Comune? Di chi è la responsabilità? I cittadini devono aspettarsi anni di sacrifici in tasse?
«Quello che è successo è una cosa gravissima. Le responsabilità vengono da lontano perché è una situazione che si protrae dal 2003-2004 dai tempi dell’assessore al Bilancio Nino D’Asero che ha lasciato un buco enorme e, invece di essere punito, è stata mandato a Palermo a fare il deputato regionale. D’altronde, chi amministra male qui viene ricompensato. Anche se non ho velleità di diventare sindaco, so che per i cittadini ci sarà un periodo duro e austero, se vogliamo che la nostra città ritorni alla normalità».
Lotta alla mafia: da dove si comincia?
«Dalle persone che scegliamo, persone per cui non ci sia il minimo sospetto di essere collusi col sistema mafioso. Bisogna sgombrare il campo da questa gente. La nostra lista ha avuto come condizione di ingresso la presentazione del certificato penale: secondo me è un importante biglietto da visita. Come diceva Oscar Luigi Scalfaro, nessun sospetto deve esserci sulle persone che governeranno la cosa pubblica. A Catania molti amministratori non hanno queste caratteristiche».
Proviamo a parlare di alcuni problemi concreti della città. Mi dica cosa farebbe per risolverli. Cominciamo dalle vituperate strisce blu.
«C’è una gestione anomala che ha creato introiti ma ha distribuito queste strisce in modo clientelare; per esempio in via Plebiscito, dove regna sovrana l’illegalità, strisce blu non ce ne sono tranne nel tratto che collega la strada con via Santa Maddalena, chissà perché. In altri posti sono distribuite in modo caotico perché bisognerebbe dare la possibilità ai residenti di poter parcheggiare. Credo comunque che la recente pronuncia della Cassazione (gli Ermellini hanno stabilito che sono nulle le multe agli automobilisti che parcheggiano nelle aree a pagamento se vicino a quelle zone non è stato predisposto anche un “parcheggio libero”, ndr) si ripercuoterà a cascata anche su Catania. Insomma, strisce blu sì, ma rispettando la legge».
Secondo punto. Buche nelle strade.
«Bisogna vedere cosa c’è in bilancio per la manutenzione stradale e come viene fatta: se viene fatta, come adesso, per favorire la ditta appaltatrice che mette solo un po’ di bitume, si hanno solo spese inutili e salate. È necessario anche che l’amministrazione si garantisca attraverso un’assicurazione sulle centinaia di vertenze per risarcire chi ha avuto danni».
Problema rifiuti: la strada obbligata per scongiurare emergenze come quella campana è la raccolta differenziata. Ma Catania è ancora molto indietro
«Bisogna educare i catanesi attraverso un progetto rivolto ai quartieri, creare le isole per questi cassonetti e adottare sanzioni per chi non rispetta le regole. Dobbiamo superare l’individualismo, il cittadino deve sentire che la cosa pubblica è anche sua. Solo così rispetterà le regole e per far questo ci vuole un esempio di legalità dell’amministrazione».
Altro tema molto sentito dai cittadini è quello della sicurezza. I recenti dati sugli episodi di microcriminalità a Catania sono sconfortanti.
«La microcriminalità la troviamo nei quartieri a rischio che sono abbandonati e servono solo come ricettacolo di voti nelle campagne elettorali. È una situazione storica che ci portiamo dietro da anni. L’evasione scolastica è uno dei problemi collegati a questo fenomeno, deve essere combattuta attraverso i centri sociali, la raccolta fondi e progetti di recupero; ma a volte questi soldi vengono utilizzati in altri modi, spesso per formare clientele».
Cosa prevede il suo programma per i rapporti città-università? Vede qualche cambiamento nell’università dai tempi in cui Lei studiava?
«Essendo orfana di guerra, non sono riuscita a completare l’università, ho lavorato e quindi posso solo parlare in base all’esperienza universitaria dei mie figli. Oggi l’università si è aperta alla città con i convegni, i dibattiti, le feste, il dialogo con i quartieri e ho riscontrato grande disponibilità dei presidi quando abbiamo chiesto i locali. Abbiamo bisogno di cultura e confronto, l’università può abbattere le barriere».
Molti ragazzi, anche con Master e laurea, vanno fuori per cercare lavoro. E la città si “impoverisce” di risorse importanti.
«Il problema lavoro è un’altra piaga sia per chi ce l’ha sia per chi non ce l’ha, perché purtroppo c’è troppo dominio politico che porta a favorire le scorciatoie, soprattutto nei concorsi, piuttosto che privilegiare i meriti. I cittadini si devono ribellare a questa sudditanza perché abbiamo diritto al lavoro. Il problema è che ci sono personaggi che in cambio di favori si fanno votare. Ho visto e letto appelli pubblici al voto per il candidato Stancanelli che sembravano veri e propri “inginocchiatoi”».
L’offerta culturale di Catania è ai minimi storici. Idee per rilanciare quella che una volta era la “Seattle del Sud”?
«Penso che si debba fare funzionare quello che abbiamo che è tanto e non guardare a troppi progetti internazionali che comportano grandi spese. La cultura non è solo visita alla città barocca, ma anche discussione e approfondimento della storia, è fare conoscere le condizioni di una città che vive in modo conflittuale coinvolgendo i quartieri a rischio dove non c’è cultura».
Lei è conosciuta in città anche per le molte battaglie contro il monopolio dell’informazione. Cambierà mai qualcosa?
«Questo purtroppo non viene vissuto come problema dalla maggioranza della gente. Non me la prendo con chi fa un progetto economico con i propri utili, ma con chi poteva fare qualcosa di diverso ma non l’ha fatto e ha preferito nicchie e situazioni di sicurezza».
Primo provvedimento che firmerebbe se venisse eletta?
«Regolarizzare e pagare gli stipendi ai lavoratori che chiedono lo stipendio da mesi e che nel frattempo si sono indebitati».
Esame di catanesità: formazione del Catania di quest’anno?
«Sinceramente ho un rifiuto verso il calcio, perché noi catanesi viviamo tutto in funzione del calcio e il calcio a volte acuisce la violenza in determinati quartieri di Catania».
Allora domanda di riserva: bibita preferita al chiosco.
«Su questo sono preparata. La bibita preferita è Selz con il sale e limone».