In Sicilia 43 morti sul lavoro da inizio anno: maglia nera è Siracusa, il settore più a rischio incidenti è la sanità

«Il bilancio delle vittime sul lavoro è inaccettabile». Così Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega di Mestre, commenta i dati del primo semestre del 2025. Che vedono la Sicilia tra le sette regioni zona rossa – per un’incidenza superiore al 25 per cento rispetto alla media nazionale – insieme a Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Puglia, Abruzzo e Campania. All’opposto, in zona bianca – con un’incidenza inferiore al 75 di quella nazionale – una piccola regione come il Molise, ma anche una decisamente grande come il Lazio. Perché le percentuali tengono già conto della disparità di popolazione e forza lavoro tra le varie zone d’Italia, calcolando l’incidenza degli infortuni mortali di un’area con il numero di lavoratori deceduti ogni milione di occupati. Dati che tolgono ottimismo a quelli rilasciati dall’Inail, secondo cui, in questa prima metà anno, nell’Isola si assiste a un «lieve decremento del fenomeno infortunistico, meno 1,10 per cento, rispetto allo stesso periodo del 2024». Nessuna guerra di numeri ma, semmai, una contro-prova: «Ancora una volta – prosegue Rossato – i dati ci dicono che non riusciamo a ridurre il numero degli infortuni mortali sul lavoro, una piaga che si mantiene su valori sempre simili negli ultimi anni».

Le mappa delle vittime sul lavoro in Sicilia

Se si guarda alle vite umane e non alle percentuali, la Sicilia si posiziona come quarta regione con il maggior numero di vittime durante il lavoro: 31 nei primi sei mesi del 2025. Un numero che sale a 43 se si considerano anche i morti durante il tragitto da casa, secondo i dati Inail. Per quanto riguarda i decessi durante l’attività lavorativa, maglia nera è Siracusa, al secondo posto nazionale tra le province in cui si muore di più: con 7 casi da inizio anno e un’incidenza di quasi il 60 per cento rispetto agli occupati della provincia. Sempre in alto, si posizionano poi Agrigento e Caltanissetta, al 14esimo e 15esimo posto, con 4 e 2 vittime in termini assoluti, ma incidenze alte rispetto alla popolazione occupata. Più di Palermo che, con 9 casi di morti sul lavoro, è la 22esima provincia d’Italia. Il resto dell’isola si posiziona nella seconda metà della triste classifica, con Ragusa al 49esimo posto con 2 vittime, così come Messina che però, per incidenza, si piazza al 69esimo posto, preceduta da Catania che, con 4 casi da inizio anno, è la 64esima provincia in cui si muore di più. Chiude la classifica Trapani, con una vittima e un 80esimo posto. A poter essere lieta di non figurare è Enna, che non ha registrato nessun caso da inizio anno. Almeno di quelli denunciati ufficialmente.

I settori più a rischio

A livello nazionale, secondo i dati dell’osservatorio Vega, il settore che registra più lutti è quello edile. Seguito dalle attività manifatturiere, i trasporti e magazzinaggio, e il commercio. Ma la specificità siciliana impone di guardare anche all’agricoltura: settore in cui, stando ai dati Inail, sull’Isola si registra un decremento di oltre il 2 per cento degli infortuni, non solo mortali e non solo sul lavoro, considerando anche quelli durante il tragitto. A essere più a rischio, sull’Isola, è invece il settore della sanità e dell’assistenza sociale, con oltre mille casi di infortunio denunciati nella prima metà anno. Numeri in cui finiscono le continue notizie di cronaca sulle aggressioni al personale sanitario siciliano. A seguire, compresi gli incidenti non mortali, ci sono anche in Sicilia l’edilizia, con 833 denunce, e il commercio, con 796 infortuni. Non solo durante la propria attività, come si diceva: secondo i dati Inail, infatti, sull’Isola il 17 per cento degli incidenti avviene nel percorso che da casa conduce al luogo di lavoro. Senza considerare le oltre 800 denunce di malattia professionale, più della metà per patologie legate al sistema osteoarticolare o del tessuto connettivo.


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