Sara', quella di oggi, una grande giornata di sciopero. L'occasione, per il presidente della regione, per cimentarsi in un nuovo ciclo di improbabili promesse
Sicilia: dipendenti pubblici in rivolta. Ma il Governo Crocetta non molla
SARA’, QUELLA DI OGGI, UNA GRANDE GIORNATA DI SCIOPERO. L’OCCASIONE, PER IL PRESIDENTE DELLA REGIONE, PER CIMENTARSI IN UN NUOVO CICLO DI IMPROBABILI PROMESSE
Oggi una bella giornata di sole saluta i tanti dipendenti della Regione che hanno deciso di scioperare contro il Governo di Rosario Crocetta. Fino alle 13,00 di oggi Palermo dovrebbe essere ‘assediata’. Piazza Indipendenza sarà presa d’assalto da migliaia di persone. Il Governo rimarrà asserragliato a Palazzo d’Orleans. Forse una delegazione di lavoratori in rivolta verrà ricevuta dal presidente della Regione. Che prometterà di impegnarsi di qua e di là. Tutto resterà come prima. Scene già viste.
Il Governo regionale sembra prigioniero dei propri errori. Ma, come ci capita spesso di scrivere, non è in difficoltà. Non sono certo i governanti a pagare il prezzo degli errori che essi stessi hanno commesso. A pagare saranno interi settori amministrativi della Sicilia. Cioè migliaia e migliaia di persone. Per la prima volta nella storia dell’Autonomia siciliana – decine, forze un centinaio di categorie sociali sono rimaste senza risorse finanziarie. Ma la sensazione è che a pagare sarà la popolazione, non certo la politica.
Il malessere tocca i dipendenti regionali colpiti dalla manovra del Governo (il taglio del Famp e dei buoni pasto). Ma tocca, anche, decine di uffici regionali come Soprintendenze, Musei regionali, enti collegati alla Regione (altri dipendenti in rivolta), Province (altri dipendenti abbandonati con pochissime risorse finanziarie e la prospettiva della definitiva soppressione delle stesse Province per finire chissà dove), Comuni.
La lista delle categorie toccate dal mal governo regionale è lunga. Tutti i Teatri siciliani – grandi e piccoli – sono rimasti senza soldi. Tutte le fondazioni e le associazioni culturali. Un disastro totale. Ma il massacro più pericoloso lo si ha nel sociale, settore già colpito dalla crisi finanziaria dei Comuni. Anziani malati, minori a rischio, portatori di handicap e via continuando: tutte categorie colpite dai tagli. In piazza, oggi, ci dovrebbero essere anche i precari rimasti penalizzati.
Davanti a un fallimento così eclatante – un anno di Governo di Rosario Crocetta ha messo la Sicilia in ginocchio – le dimissioni del Governo sarebbero il minimo. Invece il presidente della Regione, Crocetta, non ha alcuna intenzione di lasciare. Gli unici che potrebbero mandarlo a casa sono i parlamentari dell’Ars, che in maggioranza sono critici verso la gestione del Governo. Ma mandarlo a casa significherebbe dimettersi da parlamentari: cioè andare a casa pure loro. E questo non lo faranno mai.
Forte di questa certezza – l’unica che gli resta e l’unica cosa che realmente gli interessa – Crocetta scruta cos’altro si dovrà inventare per andare avanti. Promette manovre bis, ma a Sala d’Ercole, in queste ore, c’è il vuoto. Le uniche due cose che si profilano sono due ennesimi ‘saccheggi’: la soppressione di oltre 200 Comuni piccoli e medi per salvare i Comuni più grandi (a questo dovrebbero servire l’improbabile costituzione delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e l’altrettanto improbabile costituzione dei ‘liberi’ Consorzi di Comuni) e la sanatoria edilizia. Altri due imminenti disastri sociali e politici.
Il Governo regionale sembra finito in un vicolo cieco. Ma in un vicolo ancora più cieco sembra finita tutta la società siciliana, che non sembra avere gli strumenti per liberarsi da un Governo che non governa e da una politica che non sa dare risposte.
Il mondo sindacale, spesso diviso, appare comunque fortemente critico verso il Governo. In Piazza Indipendenza, davanti Palazzo d’Orleans, sede del Governo della Regione, oggi ci saranno i dipendenti regionali che fanno capo all’organizzazione sindacale dei Cobas Codir e del Sadirs.
In via Nortarbartolo, davanti la sede dell’assessorato regionale all’Economia, ci dovrebbero essere i lavoratori iscritti a Cgil, Cisl e Uil.
Oggi tutto il pubblico impiego, in Sicilia – fatta eccezione forse per la sanità – si dovrebbe fermare. Che risposte darà la politica siciliana?