In Sicilia cresce la richiesta di cannabis terapeutica. Il farmacista: «Solo un medicinale come un altro»

«È semplicemente un farmaco come un altro». È la prima cosa che sulla cannabis terapeutica dice Ottavio D’Urso. Farmacista specializzato in preparazioni galeniche, nel laboratorio della sua farmacia in provincia di Catania si occupa di vari medicinali, tra cui anche la cannabis medica, «che del resto – sottolinea al nostro giornale – è un farmaco a tutti gli effetti». Niente di più, niente di meno. Tutto quello che c’è da sapere sulla cannabis terapeutica in SiciliaMeridioNews lo ha ricostruito partendo da un decreto legge regionale del 2020, con cui è stato approvato l’uso con rimborsabilità a carico del sistema sanitario. Per alcuni pazienti, dunque, è gratis; (quasi) tutti gli altri possono averla con prescrizione medica a pagamento. Ciononostante, in molti casi, a causa di pregiudizi, sono ancora necessari atti di disobbedienza civile.

«Ci sono degli studi scientifici e delle evidenze accreditate in letteratura. Come sempre, ciò che fa il farmaco sono il dosaggio e la modalità di assunzione», spiega a MeridioNews D’Urso, che di preparazioni galeniche anche con la cannabis terapeutica, nel suo laboratorio, si occupa da circa quattro anni. «In Sicilia siamo pochi – dice – ma perché sono pochi anche i farmacisti specializzati in preparazioni galeniche, che hanno investito in formazione. Non credo che, almeno nel nostro settore, ci siano particolari pregiudizi legati alla cannabis terapeutica». A differenza di quanto, invece, accade ancora tra i medici. «In farmacia la materia prima arriva sotto forma di infiorescenze», racconta D’Urso, che riceve la cannabis terapeutica dallo stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze (l’unico ente autorizzato a produrla in Italia), oppure da fornitori italiani, i quali, a loro volta, l’acquistano da stabilimenti di produzione esteri (in particolare olandesi o canadesi).

«Produrre cannabis terapeutica è complesso – spiega D’Urso – sia dal punto di vista normativo che tecnico». Insomma, non si può semplicemente coltivare le piante in un terreno qualunque, perché per renderle adatte a essere utilizzate a fini farmacologici e medici «è necessario innanzitutto riuscire a creare una pianta perfettamente standardizzata, con la possibilità – specifica il farmacista – di monitorare la presenza e la quantità di tutti i principi attivi e di garantire la totale assenza di batteri e la quantità entro i limiti di metalli pesanti». Tutte prerogative che, in pratica, possono essere realizzate soltanto in stabilimenti di produzione sterili, dove siano assicurate, per esempio, condizioni standard di luce e di umidità.

«Quando arriva nei laboratori, la cannabis terapeutica viene catalogata come farmaco stupefacente – spiega D’Urso – E può essere somministrata ai pazienti in diverse forme: in dosi singole per essere inalate, che è la forma di assunzione più adatta per un dolore acuto; oppure in oleoliti, che funzionano meglio per persone che soffrono di dolori cronici». Nonostante informazioni ancora piuttosto confuse sull’iter per i pazienti, resistenze dei medici, difficoltà di reperimento e preconcetti politici, «in Sicilia – afferma il farmacista – c’è una richiesta crescente, perfettamente in linea con l’aumento anche a livello nazionale. Insomma, anche nell’Isola ci si può curare con la cannabis terapeutica».


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