Showtime! E’ di scena Laura Morante

E’ di scena il fascino di Laura Morante, questa volta. L’ultima, per la 51ma edizione del Taormina film festival. Un fascino, beninteso, che si accompagna ad un grande, riconosciuto talento, valorizzato dalla lucida presentazione di un autorevole e ormai decisamente popolare Steve Della Casa, che pur nella pronuncia blesa di una discreta porzione del ventaglio fonematico occidentale, ha reso con la massima trasparenza il senso di una carriera segnata da un consolidato successo presso pubblico e critica.

Le risposte dell’attrice toscana, puntualmente garbate e lineari – alle questioni poste dall’autore de “La 25ma ora”, come alle domande degli spettatori presenti in sala – hanno rivelato aspetti della sua visione del mestiere di attore di particolare interesse. E’un’artista a cui piacciono le sfide, Laura Morante; che disapprova con fermezza la disinvoltura con cui si fanno scelte troppo facili. Perché la sfida sta tutta nel “salvare la pelle, cavarsela”, superare senza colpo ferire le prove che contano,
“i film brutti”. O meglio, i film che hanno fatto discutere. Perché vale la pena confrontarsi anche con quei soggetti che sembrano misurarsi con l’agone politico, con la cronaca più scottante. E l’interpretazione del ruolo di Giulia in un film come “Colpire al cuore”ne è un esempio. Pellicola  nella quale al tema dei rapporti personali si intreccia quello drammatico del terrorismo italiano e che non avrebbe potuto essere girata in tempi più difficili.

Ma una delle più apprezzate interpreti del cinema italiano ha deprecato con altrettanta decisione anche talune scelte registiche che sembrano pesantemente indirizzate verso il ricorso a primi piani che, troppo spesso, si spiegano con la pigrizia mentale; o, più probabilmente, con la tendenza a proporre modelli televisivi. Ma Laura Morante non grida allo scandalo. Sarebbe banale. E l’esercizio della banalità si addice meglio alla critica cinematografica deteriore. E alle sue stucchevoli opere.

Ad ogni modo, se è vero, com’è vero, che impegno e stoffa rappresentano dati fondamentali negli ambiti apparentemente meno compatibili, senza dubbio la maniacalità non costituisce seriamente un elemento caratterizzante l’approccio dell’attrice alla lettura di un  copione. A fare la differenza sono, piuttosto, i colori, le immagini evocate.

“Servire il testo”, ecco cosa afferma di voler fare l’artista: con il teatro, il doppiaggio ma, anche – confessa – con la radio.


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