Il gruppo composto da tre persone avrebbe messo a segno sei colpi tra il 2014 e il 2015. A incastrarli sono state le riprese delle telecamere di sorveglianza. Agivano sempre con la stessa modalità e con ruoli specifici. Uno dei rapinatori entrava in banca fingendosi un cliente e poi minacciava gli impiegati con un taglierino
Sgominata banda di rapinatori catanesi Colpiti sei istituti di credito in Piemonte
Ruoli specifici e un modalità d’azione che si ripeteva colpo dopo colpo. Sono i tratti distintivi di un commando di rapinatori seriali ritenuti responsabili di sei rapine a istituti di credito di Torino e provincia. A finire in manette sono stati i due catanesi Nicola Culosi e Marcello Reito detto il piccolino, e con loro Carmelo Cascino, quarantasettenne di Grugliasco, piccolo Comune in Piemonte. I tre sono stati incastrati dai carabinieri di Torino e Catania, grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza.
All’interno del gruppo Culosi e Reito avrebbero avuto il ruolo di organizzare le trasferte da Catania, mentre Cascino si sarebbe occupato di fare da basista nel capoluogo piemontese. Proprio quest’ultimo, secondo l’indagine dei militari, era il soggetto incaricato di scegliere la banca da assaltare. Oltre ad avere il compito operativo di prelevare e accompagnare i soci dall’aeroporto di Caselle fino ad alloggi che venivano ritenuti sicuri.
Gli istituti di credito che sono stati derubati sono in tutto sei, a partire dal febbraio 2014 fino al gennaio 2015. I bottini variavano da un minimo di settemila euro a un massimo di oltre centomila. Colpo quest’ultimo messo a segno nella sede di Carmagnola della banca popolare di Novara. Nell’elenco degli assalti c’è anche un tentativo andato male all’inizio del 2015. È il 16 gennaio quando il commando fallisce il colpo a una filiale della banca Carige di Torino, a causa della solerzia di uno dei cassieri che li costringeva alla fuga.
Consolidato anche il modus operandi. Uno dei rapinatori, a volto scoperto, entrava per primo in banca con una cartellina in mano, fingendosi un cliente in cerca di un finanziamento o un carabiniere impegnato in un’indagine. Una volta dentro minacciava gli impiegati con un taglierino per aprire la bussola ai complici. A quel punto entravano gli altri componenti della banda, di cui uno sempre al telefono con un complice all’esterno dell’istituto, per eseguire il colpo. Radunavano e sequestravano i clienti e gli impiegati in un unico locale, e mentre uno di loro minacciavano con una pistola i presenti gli altri svuotavano le casse.