Il fatto non sussiste. È con la formula piena che la giudice chiude il capitolo sull'accusa di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale da parte di alcuni attivisti del Centro popolare occupato. A sette anni dal 30 ottobre 2009, giorno della violenta chiusura, il portone dell'edificio - adesso ristrutturato - resta sbarrato
Sgombero Experia, assolti otto militanti dell’ex Cpo Per la giudice niente resistenza a pubblico ufficiale
Assolti perché il fatto non sussiste. A poco più di sette anni dal violento sgombero del centro popolare occupato Experia di via Plebiscito, otto attivisti chiudono il capitolo giudiziario e incassano una vittoria – con formula piena – rispetto alle accuse di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale e travisamento (cioè, l’essersi coperti il volto per rendersi irriconoscibili). A metterlo nero su bianco è poche ore fa la giudice Carmela La Rosa. Si tratta di Giacomo Cacia, Daniele Zito, Emanuele Feltri, Antonio Scalia, Federico Galletta, Fabrizio e Roberto Oliveri e Claudio Alonzo, tutti militanti dell’ormai ex cpo del quartiere Antico corso. Il processo a loro carico è cominciato il 30 settembre 2013, a quattro anni esatti dall’alba in cui le forze dell’ordine hanno sfondato un cordone di attivisti e hanno fatto irruzione all’interno dei locali dell’ex cinema di via Plebiscito, all’epoca occupato da 17 anni.
Secondo il magistrato
Vincenzo Serpotta, titolare dell’indagine poi portata avanti da altri procuratori, gli otto dell’Experia avrebbero provato a opporsi con la forza allo sgombero delle forze dell’ordine. Motivo per il quale erano state richieste condanne a più di due anni per ciascuno di loro. A supporto della tesi della pubblica accusa, le testimonianze di esponenti delle forze dell’ordine, che avrebbero raccontato anche di un armadietto lanciato dagli attivisti contro la polizia in assetto antisommossa. Un dettaglio che non ha convinto l’avvocato Pierpaolo Montalto, legale degli experini, che nel corso della sua arringa difensiva in aula ha evidenziato presunte incongruenze nei racconti degli agenti.
«Adesso
aspettiamo le motivazioni di questa assoluzione, che saranno depositate entro 90 giorni – dichiara Montalto – Questo processo è stato emotivamente snervante sotto molti profili, il fatto che si sia finalmente chiuso con una vittoria è un successo enorme. Oltre che una conferma che quanto sostenuto dall’inizio era vero: i militanti non hanno opposto resistenza, ma hanno solo portato avanti il loro presidio». Dopo il verdetto pronunciato nel pomeriggio di oggi, resta in piedi solo uno dei processi legati a quella che in quei giorni era stata ironicamente definita «l’alba della legalità». Si tratta del procedimento contro le forze di polizia per la presunta violenza usata sui manifestanti. Ma questo versante è ancora fermo tra i corridoi del tribunale di piazza Verga.
Ciò che invece in questi anni si è mosso è la ristrutturazione dell’ex Casa del balilla, ex cinema ed ex centro popolare occupato. Lo storico portone rosso è stato riverniciato e tutto è stato rimesso a nuovo. L’immobile di via Plebiscito dovrà diventare un auditorium per l’Ersu, l’ente regionale per il diritto allo studio. Un obiettivo che pare vicino: la struttura è quasi pronta e ancora inutilizzata, per via di una disputa di vecchia data sulla gestione del bene in anni di carenza di risorse economiche. «Siamo ovviamente contenti di come si è risolta questa vicenda – dicono gli attivisti assolti – Ma non possiamo non pensare che è un sorriso amaro: l’Experia è ancora chiuso, sono stati spesi milioni di euro per ristrutturarlo e di tutte le attività che facevamo là dentro non è rimasto niente. Il processo è finito, ma quella pagina di storia della città rimane triste».