L'assessore regionale ai Beni culturali interviene sulle voci che parlano di un prossimo passo indietro dalla giunta Musumeci e non risparmia un attacco al governatore. Ricorda poi di avere specificato che la condizione per rinunciare all'incarico nell'Isola era quella di diventare ministro. Ipotesi al momento molto improbabile
Sgarbi, le dimissioni non saranno imminenti «Ho fatto per la Sicilia più di quanto dicono»
I suoi detrattori dovranno farsene una ragione. Semmai festeggeranno, lo faranno solo quando sarà ufficialmente seduto a Montecitorio. E sempre che decida di dimettersi, visto che – date le difficoltà a formare un governo nazionale – non è così scontato che all’orizzonte ci sia un posto da ministro. Condizione che Vittorio Sgarbi aveva posto per uscire dalla giunta regionale. Dopo settimane in cui il suo nome monopolizza le cronache politiche regionali per le esternazioni sopra le righe che sempre più spesso affida a Facebook, l’assessore ai Beni culturali fa capire di non avere in mente di dimettersi. Almeno per ora.
«Nelle attuali condizioni non sono all’ordine del giorno le mie dimissioni», dichiara. Per la rinuncia al posto nella giunta Musumeci è circolata anche una data: il 27 marzo. Ma il diretto interessato addebita all’errore di un collega – l’assessore al Territorio Toto Cordaro – la voce. «Ha indicato una scadenza che non corrisponde né alla costituzione del nuovo governo, né alla convalida della mia nomina a parlamentare», sottolinea il critico d’arte.
Sgarbi poi difende il proprio operato nell’Isola e non risparmia un attacco a Musumeci. «Prendo atto che, diversamente dagli accordi definiti prima delle elezioni regionali, il presidente e la giunta ritengono che io debba rinunciare all’assessorato in quanto nominato deputato, e che quindi, al di là dei risultati, risulto sgradito. Per questo sono costretto ad accettare una decisione che non è la mia». Ma senza accelerare sulla tabella di marcia. «Gli uffici della Camera mi comunicano che la proclamazione del 23 marzo non coincide con la convalida a deputato, la quale è sancita dalla giunta delle elezioni, ancora non costituita – aggiunge -. Mi dispiace non essere gradito, nonostante io abbia fatto molto più di quello che mi viene riconosciuto, a partire dalla mostra su Boldini che ho disertato oggi, sapendo che non sarebbe stato oggetto della conferenza stampa».
L’assessore parla poi del progetto di ricostruzione del tempio G di Selinunte. Uno dei primi temi messi in campo dopo avere ricevuto l’incarico da Musumeci. «Uno sponsor privato s’impegna per un costo di 39 milioni di euro, senza alcun contributo regionale». La proposta dovrebbe essere messa in campo proprio il 27 marzo.