Giorno 28 gennaio a Palazzo degli elefanti si discute di welfare e dell'atto amministrativo che disciplina l'accesso alle prestazioni assistenziali comunali. Ma, nonostante gli oltre due anni di lavoro della giunta, il documento mancherebbe di alcune precisazioni. Tra le quali anche i limiti Isee per richiedere gli aiuti
Servizi sociali, il regolamento arriva in Consiglio Ottocento giorni per scriverlo senza linee guida
«Catania, città solidale». Con questo breve slogan l’allora candidato sindaco di Catania Enzo Bianco riassumeva la propria idea di riorganizzazione dei servizi sociali comunali. Una frase che raccoglieva progetti ambiziosi, dall’istituzione della figura di badante di condominio alla creazione degli orti di solidarietà, dai corsi di informatica per gli anziani alle Case del volontariato. Con una particolare attenzione verso le periferie. Programmi interessanti che, nei fatti, l’amministrazione comunale non ha mai nemmeno iniziato. Forse perché non ne ha avuto il tempo o forse perché il welfare cittadino mancava di un atto di indirizzo politico e amministrativo importante come il Regolamento unico per l’accesso ai servizi sociali.
L’ordinamento nasce per chiarire quali sono i requisiti che un cittadino deve avere per accedere a una gamma di prestazioni socio-assistenziali e socio-sanitarie, assicurate dall’ente in collaborazione con soggetti pubblici e privati. Le prestazioni sono rivolte alle famiglie e ai singoli residenti a Catania, e ai profughi, agli stranieri e agli apoliti con permesso umanitario o di soggiorno residenti. Solo in caso di particolare emergenza – che non viene meglio definita – l’assistenza è assicurata anche alle persone che si trovino solo temporaneamente sul territorio cittadino.
I servizi offerti sono di tipo diverso: si va dai buoni in denaro al supporto domestico, dall’assistenza domiciliare all’inserimento di soggetti con particolari problemi (anziani, disabili e minori) in strutture educative o riabilitative. E ancora, dall’integrazione lavorativa di soggetti svantaggiati a campagne di sensibilizzazione su temi di parità uomo-donna, sicurezza e inclusione sociale. Ad assicurare l’informazione sul regolamento e la trasparenza di tutti i procedimenti ad esso legati è la cosiddetta carta dei servizi. Sulla quale, però, la bozza di regolamento non presenta alcun approfondimento. Un’assenza che si accompagna a quella sulla cifra dell’indicatore Isee, il dato che disciplina l’accesso o meno all’assistenza comunale. Le cui prestazioni non sarebbero infinite ma contano un tetto massimo oltre il quale un eventuale fruitore non può andare. Un soglia per evitare che alcuni cittadini abbiamo di più e altri di meno ma che, però, all’interno del documento non c’è. Una precisazione che manca, insieme a quella sugli standard dell’organizzazione dei servizi e delle strutture di accoglienza e degli impegni di queste ultime. Ma soprattutto sulle linee guida, un’appendice anche questa, che non è registrata.
Sulla delibera l’ente lavora da oltre due anni, nonostante sulla bozza si fosse già confrontato il precedente esecutivo, quello guidato da Raffaele Stancanelli. E rispetto al lavoro del quale pare sia cambiato ben poco. Il documento, nonostante i quasi ottocento giorni di elaborazione alle spalle, qualche settimana fa ha incassato una decisa stroncatura – tramutata solo dopo in un parere favorevole ma con riserva – da parte dell’avvocatura di Stato. Ma sarebbe quasi pronto per essere portato al vaglio del consiglio comunale. Nel frattempo la data decisa da Palazzo degli elefanti per discutere dei servizi sociali – e anche del regolamento – è giovedì 28 gennaio. La seduta è descritta come «straordinaria e urgente» e risponderebbe più all’esigenza di un folto gruppo di consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, di avere un confronto sull’atto specifico e sull’idea politica della giunta Bianco in merito al welfare comunale, che a un’effettiva emergenza al quale il regolamento può ovviare.
Il passo è importante soprattutto perché, meno di dieci giorni fa, l’attuale assessore ai Servizi sociali Angelo Villari – su suggerimento della commissione consiliare competente – ha deciso di aprire una fase di dialogo con le forze associative del terzo settore etneo. Un passaggio che mancava e che aveva fatto storcere il naso al mondo dell’associazionismo, convincendo la presidenza del consiglio guidata da Francesca Raciti a rinviare una seduta già fissata sull’argomento per evitare l’ostruzionismo dei consiglieri comunali. E che è stato fatto a regolamento quasi pronto. La nuova partita si fa seria e a giocarla per una «Catania, città solidale» saranno i componenti della commissione competente e i consiglieri comunali quando il documento sarà pronto per il voto.