I sigilli sono stati posti dalla guardia di finanza, in seguito a una sentenza della Corte dei conti in Calabria. I fatti riguardano l'uso di fondi per la tutela ambientale quando Percolla era commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico
Sequestro di beni al direttore dell’Arpa Sicilia Coinvolto anche commissario di S. P. Clarenza
Sequestro di beni per il direttore di Arpa Sicilia Francesco Carmelo Vazzana e il commissario straordinario del Comune di San Pietro Clarenza e del Libero consorzio di Siracusa Domenico Percolla. La guardia di finanza di Catanzaro ha congelato oltre 2,8 milioni di euro in seguito a una condanna della Corte dei conti, per fatti accaduti in Calabria.
Percolla, che è stato nominato alla guida del centro etneo da Nello Musumeci la scorsa estate, dopo che l’ex sindaco Giuseppe Bandieramonte è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta Differenziata. All’epoca dei fatti finiti sotto la lente dei giudici contabili era commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria, mentre Vazzana era un suo collaboratore.
I due, tra il 2011 e il 2015, hanno utilizzato fondi destinati per la tutela dell’ambiente per la realizzazione di rilievi cartografici e satellitari. Un uso improprio su cui si sono accesi i riflettori della guardia di finanza, che ha individuato una serie di irregolarità, a partire dalle modalità di affidamento dello studio. A mancare, infatti, sarebbe stata l’evidenza pubblica della procedura, ma anche i prezzi stabiliti sarebbero stati superiori a quelli di mercato. Criticità anche sulla contabilizzazione delle prestazioni fatturate. Lo studio, infine, sarebbe stato anche superfluo in quanto, secondo gli inquirenti, i dati desiderati erano già a disposizione delle istituzioni.