Da una parte i silenziosi manifestanti, coi loro libri, le loro candele, il loro servizio d'ordine e la loro convinzione: «Gli omosessuali non devono poter adottare». Dall'altra i contestatori coi loro striscioni, la bandiera della pace e i cartelli: «Voi in piedi, noi in tutte le posizioni». Guarda le foto e il video
Sentinelle in piedi, tensioni in piazza Università La contro-manifestazione: «Quella è solo omofobia»
«Io credo che sia fondamentale dare a tutti la libertà di espressione e che questa non debba essere limitata…». Ieri sera, in piazza Università a Catania, una delle sentinelle in piedi aveva appena cominciato a parlare. Stava spiegando perché ha deciso di prendere parte al movimento che, per sua stessa definizione, dice di essere «per la tutela della famiglia naturale, fondata sull’unione tra uomo e donna». L’attivista stava parlando di libertà d’espressione, quando un membro del servizio d’ordine delle sentinelle, col suo giubbino catarifrangente e i suoi auricolari, è arrivato a interromperla: «La signora non è autorizzata a parlare, ci sono i nostri portavoce».
Anche i giovani che facevano volantinaggio non dicevano una parola: «Di che parla questo foglio?», si chiedeva loro. «Lo spiegano i responsabili», replicavano. Nel frattempo, i partecipanti alla manifestazione — che qualcuno definiva brevemente come «una protesta contro le adozioni ai gay» — rimanevano ritti, con le candele ai piedi e i libri in mano. A pochi metri, un nutrito gruppo di associazioni e semplici cittadini («Io sono venuta grazie a Facebook», sostiene una ragazza) protestava con cartelli e la bandiera della pace: «Il vostro silenzio non nasconde la vostra omofobia», recitava lo striscione. «Voi in piedi, noi in tutte le posizioni», diceva un cartello.
«Il movimento delle Sentinelle in piedi è nato per protesta nei confronti del ddl Scalfarotto, in cui si parla di omofobia e transfobia ma non se ne spiega il significato. Ciascun magistrato può interpretare la legge a modo suo», spiega Tiziana Drago, insegnante di Lettere in una scuola media del capoluogo etneo e promotrice dell’evento in qualità di presidente del forum delle associazioni familiari di Catania. «Le faccio un esempio — prosegue — Se io dico di essere per il matrimonio tra uomo e donna, potrei rischiare di essere tacciata di omofobia perché discriminerei gli omosessuali. Ma non è così. La libertà di espressione è veramente a serio rischio». Così come sarebbe a rischio l’educazione degli studenti italiani: «Parlo da docente. Vengono proposti dall’assessorato regionale progetti che vengono presentati come prevenzione alla discriminazione quando, in realtà, veicolano altri messaggi». Per esempio, «generano una crisi di identità perché vogliono sostenere che l’omosessualità abbia quasi una radice biologica». A dire, però, che le sentinelle in piedi siano contro l’omosessualità, secondo Drago, si commette un grave errore: «È un messaggio pilotato». Così come sarebbe pilotata l’associazione con gruppi politici di estrema destra: «Non è vero, tra noi ci sono anche evangelisti». Nonostante la presenza di facce note dei gruppi di estrema destra locale.
Nel frattempo, inoltre, a chi provasse a fotografare la manifestazione vengono chiesti i documenti: «Perché ci sono tanti che non c’entrano niente», «Chi sono quelli che non c’entrano?», «Le zecche». Cioè, in un certo slang, le persone di sinistra. Tra le «zecche» ci sarebbero anche Chiara, 26 anni, e Claudio, 23 anni. Si sono seduti in silenzio davanti a una fila di sentinelle e sono stati strattonati e spinti via: «Mi sono seduta in silenzio e mi hanno detto che la piazza è prenotata, mi hanno trascinata di peso — racconta Chiara — Non so come facciano a stabilire che in una piazza delle persone possano manifestare e delle altre no solo in base alle preferenze sessuali di ciascuno. Per loro è una cosa logica, per me no». E, le fa eco Claudio: «Non sono omosessuale, ma sono qui ugualmente, a manifestare per i loro diritti».
«Io rispetto le idee degli altri, non mi piace che si arrivi alle minacce, per me non è civile», dichiara Maurizio, 55 anni, un passante. «Mi hanno spiegato che da una parte ci sono quelli che difendono la famiglia tradizionale, dall’altra ci sono quelli che vogliono far adottare i bambini alle coppie gay», afferma. La sua opinione lui la definisce «neutrale»: «Io penso che tutti noi abbiamo avuto un padre e una madre e che i bambini debbano avere una figura maschile e una femminile di riferimento — continua — Però se uno, perché è diversamente abile, si vuole unire in coppia con qualcuno del suo stesso sesso non glielo posso negare». Nel frattempo, la manifestazione anti-sentinelle, partecipatissima da studenti delle scuole superiori, si accende. «Vergogna», gridano dal megafono. «È sbagliato dare tutta questa visibilità a quattro sfigati», s’arrabbia Giovanni Caloggero, consigliere nazionale di Arcigay. «Se non ci fossimo noi qui, la gente non ci farebbe neanche caso. Penserebbe che si tratta di pochi disgraziati che chiedono l’elemosina, in piedi, cacciati di casa. Dei poveretti, insomma. Che ci possono fare?, sono nati sbagliati».