Sentenza Rostagno: rimangono i dubbi sui gangli di potere rimasti nell’ombra

IL COORDINAMENTO PER LA PACE DI TRAPANI RICORDA I SILENZI E LE COMPLICITA’ CHE DA VENTISEI ANNI ACCOMPAGNANO QUESTO CASO GIUDIZIARIO

“La condanna all’ergastolo inflitta ai mafiosi Virga e Mazzara per l’assassinio di Mauro Rostagno sancisce una verità giudiziaria che mancava da troppo tempo”.

Lo scrive in una nota il Coordinamento per la pace di Trapani.

“In primo luogo – si legge sempre nella nota – esprimiamo la nostra solidarietà ai familiari di Rostagno, finalmente risarciti dei tanti torti subìti in tutti questi anni, sia per la vergogna di un delitto che sembrava destinato a rimanere impunito, sia per le calunnie con le quali in molti avevano cercato di infangare la memoria di Rostagno e di chi gli era vicino”.

“Era quindi necessario – prosegue il comunicato – dare nomi, cognomi e volti agli assassini di Mauro Rostagno con una sentenza che facesse chiarezza sulla matrice mafiosa del delitto. Dopo ventisei anni, sono stati condannati due mafiosi conclamati, già all’ergastolo per altri reati, e non ci sarebbe molto da aggiungere. Ma la sensazione, ancor più forte dopo lo svolgimento di questo processo, è che altri nomi e cognomi – magari legati alle istituzioni o ad altri gangli del potere – siano rimasti nell’ombra, protetti da ventisei lunghi anni di silenzio e di complicità”.

“Ciò che va sottolineato, infatti – sottolinea il Coordinamento per la pace di Trapani – è che questi tre anni di processo hanno offerto uno spaccato importante, seppur parziale, del nauseante contesto sociale e politico in cui maturò l’omicidio Rostagno. Lo dimostrano i tanti ‘non ricordo’ e le incongruenze che hanno scandito le dichiarazioni di molti soggetti chiamati a testimoniare nel corso del dibattimento. Inoltre, questo processo ha evidenziato quanto forti siano stati i depistaggi e le rimozioni da parte degli investigatori (soprattutto i Carabinieri), particolarmente zelanti nel negare la pista mafiosa del delitto o nel minimizzare l’importanza dell’attività giornalistica di Rostagno, fatta di inchieste, denunce ed esercizio costante dello spirito critico in una città soggiogata dalla sua stessa ignavia”.

“La sentenza della Corte d’Assise di Trapani – si legge sempre nella nota – ci ricorda dunque che i tempi della giustizia dello Stato sono infinitamente più lenti di quelli del buon senso e della volontà delle donne e degli uomini liberi. Proprio per questo, la mafia va combattuta qui e ora, con i comportamenti quotidiani, con la solidarietà, con la giustizia sociale, con la ricerca della verità, con il contrasto ai soprusi di ogni genere, con l’impegno di tutte e tutti”.

“D’altronde – conclude la nota del Coordinamento per la pace – era proprio quello che ci diceva Mauro Rostagno, ogni giorno, al telegiornale”.

 

 


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