Sel, in Sicilia primarie al veleno (con probabile scissione)

Se le primarie del Pd siciliano sono contrassegnate dall’ombra di un tesseramento anomalo, nemmeno le primarie di Sel sfuggono alle roventi polemiche. Insomma, due consultazioni elettorali tra gli iscritti dei rispettivi Partiti travolti dal medesimo destino in un tiepido fine 2012.

Delle baruffe del Pd – con l’ombra di un tesseramento che potrebbe essere avvenuto dopo la vittoria di Bersani (il passaggio non è secondario, perché alle primarie del prossimo 30 dicembre potranno votare soltanto quelli che hanno votato in occasione della consultazione che ha ‘incoronato’ il segretario nazionale del Partito candidato a premier, e gli iscritti che, in quell’occasione, non hanno votato, e non certo chi si è iscritto dopo!) – si passa alle polemiche dentro Sel.

Nel Partito di Nicki Vendola è in corso una “Ribellione” contro quella che un gruppo di militanti e iscritti definisce “la deriva antidemocratica sulla gestione delle primarie”, frutto di “un patto scellerato”, dei gruppi dirigenti vendoliani nazionali e periferici.

Le fratture di Sel non sono solo a livello nazionale – è di sabato l’uscita di Alfonso Gianni – ma investono anche il livello locale. Sicilia compresa.

A dare fuoco alle polveri è Franco Cantafia (nella foto a destra) ex capo della Cgil palermitana, già parlamentare regionale e componente della segreteria regionale di Sel, che ha unito la sua firma a quella di altri dissidenti. Le primarie, accusano i firmatari – oltre a Cantafia, Vincenzo Cilia, coordinatore provinciale Sel Ragusa, Gaspare Giacalone, sindaco di Petrosino, e Maria Guagliardito componente del coordinamento provinciale di Palermo – non sceglieranno nessuno. Il centro non solo si riserva di nominare 23 prescelti ma di più, ma sceglierà anche le circoscrizioni dove piazzarli solo dopo le primarie”.

I ‘ribelli’ annunciano che non parteciperanno alle primarie, sperando di tirarsi dietro un pezzo significativo del partito.

I toni sono al vetriolo, insomma. “Non solo il cerchio stretto – dicono sempre i ‘ribelli’ – si premieranno i fedeli che hanno vinto e si puniranno i sospetti di autonomia di pensiero. Questa scelta ci mette nelle condizioni di non accettare di essere utili idioti che certificano, con la loro presenza, la democrazia, anche se non c’è, in un contesto che nei fatti, conferma i metodi del Porcellum”.

A quanto sembra, la contestazione riguarda un po’ tutta la linea politica di Sel che, è noto, ha stretto un’alleanza con il Pd di Bersani. Ed è proprio la linea politica di Vendola che non convince molti militanti di questo Partito che non è di centro, come il Pd, ma di Sinistra.

Sullo sfondo c’è il Fiscal compact, un trattato demenziale che costringerà qualunque Governo italiano a manovre pesantissime sulle spalle degli italiani. Il tutto, ufficialmente, per restare in Europa, di fatto per far guadagnare un sacco di soldi alle banche tedesche e francesi. Una truffa ai danni di alcuni Paesi della ‘presunta’ Unione Europea tra i quali c’è anche l’Italia. 

Il pomo della discordia, oltre alle manovre sulle liste, è la linea politica. Che Vendola, una volta al Governo con il Pd, pensa di condizionare, facendo rimangiare a Bersani il Fiscal compact. Cosa, questa, alla quale i dissidenti non credono. Anche perché né Bersani, né Monti, né Casini, né la Cisl, né la Chiesa cattolica (che si è schierata con la Massoneria finanziaria di Monti in cambio di un lauto ‘sconto’ sull’Imu: e meno male che Gesù disse che bisognava dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio…) parlano di Fiscal compact. (sopra, a sinistra, foto tratta da lindipendenza.com)

Come rispondono i vendoliani ai dissidenti? Intanto, anche loro tacciono sul Fiscal compact. Per aggiungere, anzi, per sussurrare che i dissidenti stanno solo preparando il loro passaggio tra le file degli ‘Arancioni’ di Luigi De Magistris, Antonio Ingoia e Leoluca Orlando. Tesi non campata in aria, perché LinkSicilia, già venti giorni fa, ha dato notizia di un dialogo a distanza tra i dissidenti di Sel e gli ‘Arancioni’.

Vediamo, adesso, i candidati in Sicilia. Intanto va detto che le consultazioni primarie del Pd e di Sel sono state abbinate. Si voterà negli stessi Gazebo. Avranno diritto al voto coloro i quali hanno già votato in occasione delle primarie che hanno eletto Bersani candidato a premier del centrosinistra. E, naturalmente, gli iscritti al Partito (a differenza di quanto sta avvenendo nel Pd, non risultano per Sel ‘operazioni banditesche’ sul tesseramento). E’ prevista anche la preferenza di genere per valorizzare la presenza dlele donne nel Partito. 

La segreteria nazionale ha deciso di tenere per sé una quota del 20 per cento di candidati. A questi verranno assegnati i seggi considerati sicuri. Questo è il passaggio che ha scatenato le ‘ire’ dei dissidenti.

In verità, il meccanismo delle ‘quote’ riservate, soprattutto nei Partiti di tradizione comunista-leninista, è sempre esistito. Si tratta di poltrone parlamentari che vengono riservare in parte a chi ha lavorato nel Partito e non ha potuto tenere contatti con il territorio e, in parte, ai ‘raccomandati’ della segreteria nazionale. Nel Pd questo meccanismo è accettato. Dentro Sel – Partito di certo più libertario del Pd – non sembra molto ‘digerito’.

Quattro posti ‘riservati’ la segreteria nazionale di Sel dovrebbe assegnarsi a tre siciliani e a un calabrese ‘sicilianizzzato’: si tratta di Celeste Costantino, della segreteria provinciale di Palermo, di Claudio Fava, del tesoriere nazionale, Sergio Boccadutri e dell’ex deputato di Rifondazione, Francesco Forgione, calabrese ma per tanti anni dirigente di Partito in Sicilia (per la cronaca, Fava e Boccadutri potrebbero non essere inseriti in Sicilia).

In corsa nel collegio Sicilia 1 (Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta) ci sono il segretario regionale di Sel in Sicilia, Erasmo Palazzotto (già candidato alle ultime elezioni regionali dove ha ottenuto un ottimo risultato), Luca Lecardane, l’ex parlamentare nazionale dei Verdi, Massimo Fundarò, Sabrina Polizzi di Marsala, la trapanese Maria Pia Erice e Giovanna Triassi di Sciacca.

Nel collegio Sicilia 2, ovvero nella parte orientale dell’Isola (Messina, Catania, Enna, Ragusa e Siracusa) sono tanti i candidati in corsa. Ci sono il giornalista Walter Rizzo, Antonella Inserra (sindacalista Cgil); poi Santo Gammino, ricercatore all’Istituto nazionale di fisica nucleare; e, ancora, Anna Maria Basso, della Cia (Confederazione italiana agricoltori), Gaetano Pace, responsabile organizzativo del partito a Caltagirone.

Da Messina va in lista il sindacalista Salvatore Garofolo, la precaria Giovanna Scirè e l’insegnante Sofia Martino.

A Siracusa ci sono due consiglieri comunali: Alessandro Acquaviva e Saverio Bosco. Come già ricordato all’inizio, Sel di Ragusa non partecipa alle primarie per protesta.

Per il Senato sono in lista Daniela Carella di Corleone; l’organizzatore del Pride regionale Luigi Crollo; quindi Paolo Castorina, ex Sindaco di Aci Castello e docente di fisica teorica; e, ancora, Anna Bonforte, attivista del Forum siciliano dei movimenti per l’acqua e i beni comuni; Raffaele Gentile, ex parlamentare regionale del Psi ed sottosegretario ai Trasporti; poi ancora Andrea Carbone e Antonio Rinciani, ex assessore della giunta di Rosario Crocetta a Gela.

 


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