Segnali di fumo. Sulla strada

Vi è mai capitato di essere colti, mentre percorrete le vie di Catania alla guida delle vostre auto o dei vostri mezzi a due ruote, da una strana sensazione di disorientamento? Niente paura, è tutto merito dei segnali stradali della nostra città che molte volte sono contraddittori e paradossali. Nei catanesi questa sensazione ha breve durata, magari quella di una risatina, poi è l’abitudine a prendere il sopravvento e a far continuare la guida senza esitazione; in coloro che invece non conoscono le strade della città prevale lo spirito di emulazione dopo preoccupanti momenti di smarrimento.
Ecco alcuni esempi significativi.

Segnaletica misteriosa. Il mistero avvolge i cartelli direzionali nella penultima rotonda che si incontra percorrendo la Circonvallazione verso Misterbianco: ci sono frecce e direzioni ma non i nomi dei luoghi ai quali queste dovrebbero condurre. Così qualcuno ne ha approfittato per dare indicazioni personali, più o meno fantasiose, come quella verso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso!

Segnaletica contraddittoria. Capita spesso di percorrere le strade nel giusto senso di marcia e, nonostante ciò, di trovarsi di fronte enormi frecce sull’asfalto che ci puntano contro segnando la direzione opposta alla nostra: succede svoltando a sinistra per viale Vittorio Veneto al semaforo di via Gabriele D’Annunzio, o in via S. Euplio all’altezza del ponte di Villa Bellini. Siamo certi che questi non sono gli unici due casi esistenti. Invitiamo a tal proposito i lettori a segnalarci (possibilmente con foto) altre situazioni analoghe.

Finte corsie riservate. Di regola le strisce gialle sulla carreggiata indicano la corsia destinata agli autobus, ma se la strada ha solo due corsie ed è percorribile in entrambi i sensi per le auto, allora queste ultime devono occupare quella “riservata” agli autobus. Come accade in via Giuseppe Fava, la strada del Teatro Verga, per le auto che arrivano girando a sinistra dal viale Mario Rapisardi. Lo stesso avviene in via Giacomo Leopardi, che non è più a senso unico per le auto.

Finte strisce blu e finti marciapiedi. Neanche al momento del parcheggio l’automobilista catanese può fidarsi delle segnaletiche. Che dire delle strisce blu nella zona di via Eleonora D’Angiò e piazza Beato Angelico? Sono finte perché non c’è nessun cartello “Sostare” che definisce quella zona come area di parcheggio a pagamento: peccato che molti si lascino ingannare dal colore delle strisce e comprino inutili biglietti.

La questione parcheggi non finisce qui. Ci spostiamo in via Messina, verso il numero civico 350. I marciapiedi di sinistra sono adibiti ad aree di sosta, finiscono infatti con degli invitanti scivoli che agevolano la manovra di parcheggio. Su di essi troviamo perfino strisce gialle e apposito cartello per riservare il parcheggio ai portatori di handicap. I pedoni devono destreggiarsi fra le auto in sosta o scegliere un percorso più agevole camminando direttamente sulla strada.
È risaputo che il compito della segnaletica è quello di indicare, agevolare la guida e l’orientamento anche nelle zone che meno si conoscono. A Catania, evidentemente, non è sempre così.

Agata Pasqualino

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