Un concerto a sostegno della causa contro le antenne militari statunitensi a Niscemi e il pagamento pattuito mai arrivato. A scoprire lo spiacevole incidente è proprio il comitato nisseno che, in risposta a un invito, si è visto gelare dalla legittima risposta arrabbiata del gruppo. «Noi però da quella serata non abbiamo ricevuto un solo euro», sottolineano
Sedicente attivista No Muos truffa i Marta sui Tubi I comitati: «Chiediamo scusa, ma non siamo noi»
Tanta amarezza. È quella provata dalla band Marta sui tubi, convinta da sedicenti attivisti No Muos a tenere un concerto a sostegno della causa e mai pagata. Ma è anche quella del coordinamento ufficiale siciliano che si batte contro le antenne militari statunitensi a Niscemi e che oggi, scoperto lo spiacevole incidente, ha preso le distanze. «Ci tocca scusarci. Ci tocca però chiarire e rettificare la nostra assoluta estraneità rispetto a una brutta storiaccia che ha visto protagonisti i Marta sui tubi e qualche attivista che si è spacciato per il rappresentante del movimento No Muos», scrivono dal coordinamento sulla propria bacheca Facebook.
Tutto comincia quando, forse la scorsa estate, viene organizzato un concerto da parte di un’associazione che porterebbe nel nome la dicitura No Muos, ma che non fa parte del coordinamento ufficiale. A salire sul palco è proprio la band fondata da due siciliani – il cantante Giovanni Gulino e il chitarrista Carmelo Pipitone, entrambi di Marsala -, da sempre sostenitori della causa contro l’impianto nella base Usa del Nisseno. Tanto da aver esposto in più eventi pubblici – come al concerto del primo maggio a Roma – la bandiera del movimento. Quello vero. Per questo, quando la band viene contattata da un sedicente attivista, aderisce con entusiasmo. Peccato che il pagamento pattuito per l’esibizione non sia mai arrivato.
Il gruppo incassa il colpo e tiene per sé la questione. Fino a quando non viene contattato dal comitato di Niscemi. «Volevamo invitarli a suonare alla festa che stiamo organizzando per festeggiare la sentenza con cui il Tar ha riconosciuto il Muos abusivo», spiegano. Ma la risposta ha gelato i militanti. Più o meno una legittima variazione sul tema del «avete anche il coraggio di contattarci?».
Di fronte alla sincera sorpresa degli attivisti, l’equivoco viene chiarito. Non senza strascichi di amarezza da entrambe le parti appunto. «Probabilmente diventa semplice per qualcuno spendere il nome della lotta per avere facili contatti con gli artisti o per organizzare eventi a scopo di lucro», spiegano dal comitato.
«È accaduto altre volte che qualcuno sia andato a prendere da bere a nome nostro, a Niscemi, lasciandoci il debito», continuano dal comitato. Ma stavolta l’incidente è stato davvero di portata nazionale. «Ci scusiamo con tutti i membri della band a nome del movimento e teniamo a specificare che in nessun modo gli organizzatori di quell’evento hanno a che fare con i comitati del coordinamento No Muos – continuano nella nota pubblica sul popolare social network – Vogliamo ulteriormente specificare che da quella serata i comitati non hanno ricevuto un solo euro».