Se la società non vuole più dirsi cristiana (Parte I)

Non credono in Dio eppure sentono il bisogno di difendere i valori cristiani che temono essere messi in discussione dalle democrazie liberali dell’Occidente che rendono tutto relativo. Li chiamano “atei devoti” e ormai da qualche anno animano il dibattito con sempre maggiore forza. Credono di assistere alla disgregazione dei valori condivisi e delle comuni radici dell’Europa. Osservano con sempre maggiore inquietudine le sorti dell’Occidente, su cui sono convinti soffi lo spirito di Monaco, quando Francia e Inghilterra assecondarono vilmente gli insani progetti nazisti. Denunciano le crescenti prese di distanza dei governi e dei parlamenti europei dalle religioni, dalla religione cristiana, difendendo un effimero concetto di laicità che tende a trasformarsi in laicismo, vera e propria, nuova religione di Stato. Sono solo profeti di sventura che annunziano eventi sempre infausti, che dall’età moderna non vedono che prevaricazione e rovina, parafrasando il celebre “Gaudet Mater Ecclesia” di Papa Roncalli del 11 Ottobre 1962?
Bisogna dire che la Chiesa, davanti queste posizioni appare cauta, non ne asseconda i toni, ma accoglie il problema. Come quando l’allora Decano del Collegio Cardinalizio Joseph Ratzinger, il 18 Aprile 2005 alla vigilia della sua elezione a Sommo Pontefice, durante la “Missa Pro Eligendo Romano Pontifice”, affermava: “Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
La preoccupazione riguarda la tutela dei diritti umani, innati e inalienabili, la ricerca degli strumenti e dei soggetti che siano in grado di difenderli e quindi, il ruolo della religione cristiana nella società contemporanea, il significato di laicità dello Stato, la difesa delle minoranze e il ruolo dell’Occidente. Abbiamo voluto ascoltare le impressioni di Don Pino Ruggieri, teologo e rettore della chiesa S. Nicolò l’Arena.

Don Ruggieri, su quale binario è possibile inquadrare il dibattito?
Il problema che oggi viene posto ruota intorno alla fondazione del diritto. In ambito contemporaneo da più parti ci si rende conto che lo Stato post liberale, fondato su certi valori condivisi, pensiamo ai diritti umani, proprio perché non è ancorato a nessuna fede religiosa, non è capace di dare una fondazione ultima a questi stessi valori. Ci si pone il problema se in una società, che sostiene nella sua carta costituzionale dei valori e dei diritti, che sono poi la base della carta stessa, ci sia qualcosa che possa adempiere alla funzione di fondamento della società stessa.
Se dovesse cessare la fiducia nella fondazione ultima dei valori stessi è chiaro che questi valori tenderebbero a barcollare diventando suscettibili di essere messi in crisi. In questo dibattito si inseriscono pensatori cristiani e, sempre più frequentemente, la gerarchia ribadendo la necessità del ricorso ad una fondazione religiosa dei valori stessi.

Quali componenti della società contribuiscono alla fondazione del diritto?
Una serie di posizioni, possiamo ricordare quella di Habermas, affermano che questa fondazione va affidata al dialogo delle componenti sociali che sono interessate al mantenimento della carta costituzionale, che poi è la base del vivere civile. Non a caso Habermas ha coniato questa strana espressione “patriottismo costituzionale”, per cui attraverso il dialogo, la ricerca di questa fondazione nasce dalla plausibilità degli argomenti delle varie componenti, anche religiose della società. Altri sostengono invece che tutto questo è insufficiente senza una proclamazione esplicita da parte del diritto stesso del suo fondamento religioso.

Don Ruggieri, come si pone riguardo al dibattito?
Io ritengo che le religioni, cristiani e non cristiani, debbano poter contribuire con la propria presenza, al vivere civile. Ma i cristiani non devono dimenticare che il Vangelo non è organico ad una società. Non solo non è organico ma non può essere ridotto a principio di religione civile. Va proclamato con mezzi, con stile e con termini radicalmente diversi.
Un piccolo esempio: se la fede in Gesù Cristo è Grazia ed è un dono di Dio io non posso dire che la fede in Gesù Cristo è il fondamento della società. Perché il fondamento della società obbliga i cittadini al suo riconoscimento. Rispondono quelli che tra i cristiani hanno una posizione diversa: il Cristianesimo permette non soltanto di riconoscere la verità religiosa del Vangelo, ma anche la legge naturale, la verità della natura in quanto tale.
Per cui il cristiano non si fa forte della sua fede ma di quella conoscenza della natura che egli trae dalla propria fede. Se la Chiesa pretende un riconoscimento adeguato alla propria funzione, in termini di privilegi giuridici, a quel punto Essa si è allontanata dal Vangelo volendosi rappresentare come una religione civile.

Cosa si intende per religione civile?
In Germania nei decenni scorsi si animò un dibattito intorno alla costituzione della Germania, perchè la costituzione tedesca, come quella americana, ma diversamente alle costituzioni italiana o francese, evoca il nome di Dio. Che senso ha questa evocazione? Credo che il dibattito ruoti intorno al concetto di religione civile
E’ un concetto che fu elaborato soprattutto in Francia; la sua più chiara formulazione secondo me la si può riscontrare in Rousseau dove il punto non è tanto l’addizione Dio o Cristo all’interno delle carte costituzionali, quanto il ruolo del legislatore civile, del principe, che formula quei principi, anche religiosi, per i quali ogni cittadino deve aderire indipendentemente dal fatto di essere credente o meno. O se vogliamo usare le espressioni di Lubbe, lo Stato prende dalla diverse confessioni religiose i principi sui cui fondare il vivere civile. Ma, attenzione, nel momento in cui lo Stato prende delle diverse confessioni presenti nel territorio i principi su cui fondare la propria convivenza civile, li sottrae alle stesse confessioni; cioè i principi assolvono un’altra funzione: fondare la convivenza civile dello Stato.

(Continua)

Links:
Jurgen Habermas  http://www.habermasonline.org/

“Il relativismo, il Cristianesimo e l’Occidente” di Marcello Pera http://www.senato.it/presidente/21572/21575/28223/
composizioneattopresidente.htm

“Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani” di Joseph Ratzinger
http://www.senato.it/notizie/21359/21361/21363/27861/41958/
genpagina.htm

“Noi ‘meticci’ e il relativismo” di Enrico Escher
http://www.step1.it/v2_open_page.php?id=1176

Riccardo Consoli

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