Se in Italia va in scena la politica senza politica

Cos’è la polis? E’ il soggetto complesso che ha originato la politica per assicurarne il governo. Ebbene, se avete immaginato che la politica è la capacità di governo di realtà complesse, in specie nelle moderne realtà sociali occidentali, scordatevelo.

Per governare le moderne società occidentali – in particolare quella italiana, che tra le società complesse presenta qualche complessità in più (vedi le mafie) – non serve la politica, i partiti e tutti i soggetti intermedi di cui la complessità si compone. Occorrono i tecnici, gli specialisti, i computisti che sanno far di conto e che governano la complessità riconducendola entro i limiti contabili del bilancio finanziario dello Stato.

L’aspetto più esilarante di questa versione della gestione antipolitica dello Stato è che chiunque si azzardi a criticarne la presenza e i risultati di governo da questa conseguiti (ve ne risparmiamo l’elencazione), viene tacciato di antipolitica.

Si dice in giro che il governo presieduto dal professore senatore Mario Monti è stato necessario perché la politica si era dimostrata incapace di governare il Paese ed in gran parte l’osservazione è fondata. Infatti, questa incapacità ha fatto segnare il suo acme durante quest’ultimo anno di legislatura nel quale il Parlamento aveva un solo compito da realizzare: la nuova legge elettorale.

L’anno è trascorso infruttuosamente. Le forze politiche non sono state capaci nemmeno in quest’ultima occasione di realizzare questo unico compito loro assegnato. L’ennesimo fallimento della politica.

Però tutti lamentano lo spauracchio del crescente movimento politico di Beppe Grillo. Ma perché si preoccupano dei fenomeni spontanei che la società via via propone al di fuori dei partiti tradizionali, se questi dimostrano la loro totale incapacità di svolgere la loro missione politica?

Gli stessi partiti che in ben 64 anni, cioè da quando è nata la democrazia repubblicana, non sono stati capaci di dare attuazione, attraverso un’apposita legge, all’articolo 49 della Carta costituzionale. Legge che dovrebbe regolamentare cosa si intende per partito, quali requisiti questo dovrebbe presentare per essere riconosciuto tale e quali accorgimenti dovrebbero essere introdotti nel suo statuto fondativo per assicurare a “tutti i cittadini di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Presidente, onorevole Giorgio Napolitano, lungi da noi l’intenzione di suggerirLe come assolvere alla sua alta funzione istituzionale, ma non sarebbe stato il caso, piuttosto che insediare un governo di specialisti (che quando va bene conoscono il loro specifico e un po’ meno la complessità) di inviare un messaggio alle Camere per impegnarle a fare una legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione? Un modo sano di prevenire la proliferazione di populismi di ogni natura e specie e la germinazione spontanea di partiti personali e padronali, dove i cittadini sono ospiti, altro che protagonisti della vita democratica del Paese!


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