Scuole di giornalismo, Palermo sotto accusa

Troppi stagisti usati nelle redazioni come dipendenti “a costo zero” e accusati di rubare il lavoro ai precari. Troppe scuole che, data la crisi che attraversa il settore, sfornano ogni anno centinaia di professionisti destinati, per i molti critici, a ingrossare le già nutrite file dei disoccupati. Pochi controlli su programmi e qualità dell’insegnamento. In una parola: una giungla. Ecco perché l’Ordine nazionale dei giornalisti alla fine del 2007 ha varato, tra mille polemiche, un nuovo “Quadro di indirizzi” che oggi sta mettendo a soqquadro il panorama di master e istituti di formazione alla professione: fino a ieri ben 21 (quattro a Milano, una a Urbino, una a Bologna, una a Perugia, tre a Roma, una a Palermo, una a Napoli, una a Sassari, una a Torino, una a Padova, una a Potenza, una a Bari, una in Toscana, una a Salerno, una a Teramo e una a Sora).

Azzerate tutte le convenzioni pre-esistenti, in questi giorni i membri del Comitato tecnico-scientifico (Cts) di Lungotevere de’ Cenci sono impegnati in ispezioni a tappeto per decidere se rinnovare il rapporto con scuole e università. E ci sono già i primi responsi. Okay definitivo per la scuola di giornalismo di Perugia (collegata alla Rai), giudizi molto lusinghieri per la Statale di Milano e per la neonata Scuola di Salerno diretta da Biagio Agnes (hanno ottenuto entrambe un punteggio sopra i 90/100), valutazione positiva ma con qualche sbavatura per la Cattolica, per l’Ifg di Urbino e per la scuola di Torino che superano comunque la sufficienza (fissata a 75/100).
“Gravi carenze” invece per l’università di Potenza (che, si legge nella relazione del Cts, “è stata invitata a procedere ad interventi radicali che la adeguino agli standard previsti dal vigente Quadro di indirizzi entro il 10 luglio 2008”) e per Firenze-Siena-Pisa: quest’ultima, su suggerimento dell’Ordine regionale, sarà sicuramente depennata dalla lista delle scuole riconosciute, dopo neanche tre anni di attività. “Rimandate” anche la scuola di Padova e la “Mario Francese” di Palermo.
La scuola dell’ateneo panormita rischia di chiudere se entro il 12 settembre non si adeguerà al nuovo corso. Tra gli addebiti contestati, il fatto di non avere un laboratorio radio-tv nella scuola e la stessa ubicazione della sede (un grande appartamento nel centro di Palermo). Franco Nicastro, presidente dell’Ordine siciliano, parla di pregiudizio e accanimento: “Hanno spaccato il capello in quattro“, afferma con amarezza. L’Università di Palermo può contare su attrezzature radio e video all’avanguardia ma – è il rilievo dei commissari – lo studio radio-tv è troppo lontano dai locali della scuola. In ogni caso, se Palermo dovesse chiudere, ci sarebbe qualcuno in Sicilia a cui passare il testimone?

Un anonimo sul sito per addetti ai lavori www.ilbarbieredellasera.com, dando la notizia della chiusura di Palermo come quasi certa, indica come alternative Catania e l’emergente Kore di Enna. “Illazioni – sbotta Nicastro -. Mantenere una scuola di giornalismo è un impegno economico onerosissimo. L’università di Palermo vanta punte di eccellenza e una tradizione che non possono essere cancellate con un colpo di spugna“.

Mentre si aspettano i risultati delle ispezioni delle scuole non ancora visitate dal Cts, si sa già che anche il glorioso Ifg “Carlo De Martino” di Milano – il pioniere degli istituti di formazione alla professione, fino a qualche tempo fa quasi completamente gratuito per gli studenti e finanziato dalla regione Lombardia – potrebbe chiudere i battenti nel 2009 per problemi economici e gestionali.
 
A parte le carenze di tipo finanziario e didattico-formativo delle singole scuole, la norma del nuovo quadro di indirizzi che ha fatto infuriare quasi tutti i docenti e aspiranti professionisti riguarda gli stage. Cioè quei tirocinii obbligatori che ciascun alunno-praticante deve svolgere nel corso dei due anni nelle redazioni di tv, agenzie, radio e giornali. Una ghiottissima occasione per gli editori di avere manovalanza gratuita (circa 600 volenterosi ogni anno, disposti a tutto pur di mettersi in luce) che ha fatto verticalmente calare i numeri dei cosiddetti contratti di “sostituzione ferie”: il miraggio per molti professionisti a spasso di un lavoro fisso e ben retribuito per almeno i due-tre mesi in cui gli assunti a tempo indeterminato vanno in vacanza.

Il bubbone è scoppiato già l’anno scorso quando il gruppo Rcs per primo, pressato dai sindacati interni, chiuse repentinamente le porte ai ragazzi delle scuole di giornalismo. Risultato? Nel nuovo “quadro di indirizzi” si fa espresso divieto di svolgerli nel periodo 1° luglio-31 agosto e si fissa la loro durata massima in due mesi all’anno (articolo 17). E non finisce qui. L’azienda deve nominare un tutor che segua il praticante e può permettere allo stagista di firmare o andare in voce o video solo eccezionalmente e comunque sotto la diretta responsabilità del direttore della testata.


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