Titolo: “L’appello”. Testo e voci di Patrizia Caruso, Giuseppe Galeani, Francesco de Francisco.
Musica di Francesco de Francisco. Il video è in perfetta sintonia col quinto punto della “modesta proposta” (ndr).
Spettabile Ministro Gelmini, ho letto con partecipazione l’invito a fare proposte concrete che Lei rivolge a quanti, scontenti dei Suoi progetti di riforma, si mostrano incapaci di prospettare per la pubblica istruzione alternative realistiche e compatibili con le finanze del Paese. Mi rendo conto che Lei ha ragione. Mi permetto dunque di prenderLa in parola e di indicarLe una soluzione per la scuola che darà soddisfazione al Governo, liberando le pubbliche casse dal costo di un servizio insostenibile e al contempo premiando, come Lei auspica, il merito. Confesso che la mia soluzione non è completamente originale: sto in effetti riprendendo con minuscoli adattamenti la modesta proposta partorita tempo fa, tra le brume di Dublino, dalla mente del reverendo Jonathan Swift, il quale intendeva con essa risolvere la questione della fame nel suo infelice Paese.
Io credo in verità che tutti i problemi della scuola scompariranno dal giorno in cui agli insegnanti sarà riconosciuto il diritto – e se necessario imposto l’obbligo – di mangiare quegli scolari e quegli studenti che non riporteranno in pagella voti soddisfacenti. Molti miei conoscenti, infatti, mi hanno garantito che un bambino o un adolescente in buona salute e ben allevato è il cibo più delizioso, sano e nutriente che si possa trovare, sia in umido, sia arrosto, al forno o lessato; e io non dubito che possa fare lo stesso ottimo servizio in fricassea o al ragù. Io ritengo che i vantaggi che la mia proposta comporta siano molti e più che evidenti, e anche della massima importanza.
Primo: soluzione al problema degli stipendi
I professori lamentano – e neppure Lei, Ministro, saprebbe dar loro torto – che è impossibile svolgere il difficile lavoro di insegnanti con gli stipendi da fame che oggi vengono loro corrisposti. Questa osservazione basterebbe già da sola a illustrare l’utilità del mio piano: una volta risolto il problema della fame, quello degli stipendi diverrebbe di nessuna rilevanza. Si potranno così liberare le risorse del Ministero – purtroppo quasi tutte destinate, come Lei ci informa, a pagare il personale – e spenderle per gli scopi di maggiore importanza che sarà Sua cura individuare.
Secondo: niente più classi sovraffollate
Verrà poi superata l’obiezione comune che le classi di 30 e più alunni, che sono conseguenza inevitabile dei Suoi tagli al personale, rendano impossibile far scuola come si deve. Accogliendo la mia proposta, Lei dimostrerà dunque competenza e sensibilità pedagogica, e verrà incontro all’aspettativa degli insegnanti, che sognano classi composte al massimo da 20 studenti. È chiaro infatti che tutti gli alunni eccedenti tale numero, una volta conditi, gustati e digeriti, non verranno rimpiazzati per tutto l’anno scolastico, e che dunque si creeranno le condizioni migliori per il lavoro dei professori e per il successo dei sopravvissuti. Il vituperato sovraffollamento delle classi, pertanto, non sarà più un ostacolo alla buona qualità dell’insegnamento, e comporterà anzi il beneficio di un aumento quantitativo delle carni destinate alla tavola di ogni insegnante. Si dovrà allora riconoscere che il Suo provvedimento, che in apparenza nasce da imperdonabile ignoranza della realtà scolastica, è in realtà frutto di un saggio e lungimirante calcolo. Anche se – mi permetta di notarlo – senza la mia proposta non Le sarebbe stato altrettanto facile sostenerlo.
Terzo: una via italiana al modello cinese
L’attuazione della mia proposta non potrebbe incontrare resistenze politiche e sindacali: i professori di scuola, per ragioni ideologiche a tutti note, hanno già sufficiente propensione all’antropofagia. Penso anzi che alla mia proposta possano in futuro ispirarsi progetti di riforma per l’Università, la stampa, le radio, le televisioni, le Procure della Repubblica, il Consiglio di Stato, la Corte costituzionale e tutti gli altri poteri forti controllati dall’Unione Sovietica. Non vanno poi sottovalutati i benefici che ne verranno allo sviluppo economico: un uomo saggio, tempo fa, ha ricordato come in Cina si mangiassero i bambini bolliti; sono dell’idea che, con quella notazione, egli volesse indicarci i presupposti alimentari che stanno alla base del mirabile sviluppo economico della Cina, esaltando i vantaggi di una dieta basata sulla carne rispetto a una fatta solo di riso. Se così non fosse, invero, non si comprenderebbe come mai quest’uomo saggio, liberale e sensibile ai diritti umani mostri interesse e amicizia verso il governo di Pechino; e non si curi per esempio di incontrare quel fragile vecchietto vegetariano che chiamano Dalai Lama.
Quarto: a maestro unico, piatto unico
La prospettiva di finire nel piatto del maestro porterà inoltre sicuro beneficio agli alunni, rafforzandone la disciplina e l’obbedienza. Si metterà anche fine alle inutili polemiche sulla riduzione del personale nelle scuole elementari. La scelta del maestro unico si rivelerà chiaramente la più felice, in quanto un solo insegnante avrà diritto di cibarsi – potendo perfino dividere il piatto con i suoi cari – dei propri alunni meno fortunati. Inoltre, poiché è auspicabile che la conservazione delle derrate avvenga all’interno degli edifici scolastici, si potrà prevedere che il maestro consumi i pasti a base di carne presso la mensa dell’istituto, senza dover assumere altro cibo. Una volta rifocillatosi alla svelta, egli potrà così essere pronto ad affrontare le ore di lavoro pomeridiano, che verranno aumentate per coprire il tempo pieno.
Quinto: federalismo alimentare
Sarà bene tuttavia, onde assicurare l’armoniosa e ordinata applicazione del provvedimento, che la mia proposta venga applicata con rigoroso spirito federalista. Sarebbe quantomai deplorevole che i professori del Sud consumassero le carni di studenti del Nord, magari dopo averli a lungo martoriati. Il nostro animo filantropico non potrebbe accettarlo. La trasformazione degli scolari in alimenti dovrà infatti avvenire nelle forme chirurgiche e asettiche rese possibili dalle moderne tecnologie, a garanzia delle qualità organolettiche della loro carne. La macellazione non dovrà far seguito ad alcuna crudeltà materiale e intellettuale. Solo in tal modo, del resto, potrà fuggirsi il sospetto che gli insegnanti del Sud selezionino la futura classe dirigente del Paese premiando chi studia Verga e Pirandello e penalizzando chi preferisce occuparsi solo di Cattaneo.
Sesto: miglioramento dell’istruzione
L’applicazione della mia proposta, oltre a costituire un sano e didascalico esempio dello spirito di libera concorrenza e dello struggle for life cui è bene educare da subito i nostri fanciulli, porterà a un rapido miglioramento nel livello di istruzione media del nostro Paese. Poiché solo i più bravi proseguiranno gli studi, la scuola italiana risalirà le classifiche europee e mondiali. Non si trascurino i vantaggi per l’ordine pubblico: gli studenti peggiori – che a volte provengono dalle periferie disagiate, quando non sono addirittura figli d’immigrati – smetteranno di essere un peso per lo Stato, che non dovrà prenderli in carico come disoccupati, come utenti del servizio sanitario o come ospiti delle patrie galere. Senza contare che il Ministero potrà liberare ulteriori risorse, non dovendo più porsi il problema del recupero delle insufficienze.
Settimo: i corsi intensivi per i professori del Sud
Si potranno trarre inaspettati vantaggi dalla Sua saggia intuizione di organizzare corsi intensivi per i professori del Sud. È noto infatti che proprio dal Sud proviene la maggior parte degli insegnanti precari, tutta gente che non sarebbe facile collocare in altri posti dello Stato e del parastato. Faccio solo osservare che, frequentando questi corsi, gli insegnanti torneranno ad acquisire la qualifica di discenti e potranno essere sottoposti a severa valutazione, esattamente come avviene per gli studenti. Ne segue che, anche in questa categoria, le carni di coloro che finiranno per soccombere potranno essere adibite – benché più magre e coriacee di quelle dei ragazzi – all’alimentazione dei docenti che avranno salvato il loro posto. Non vedo quale soluzione, se non questa, possa venire incontro alla Sua esigenza di liberare la scuola dell’eccesso di insegnanti che ne frena lo sviluppo.
Conclusioni
Io non prevedo obiezione possibile alla mia proposta, a meno che non si insista nel dire che l’antropofagia nel vigente ordinamento è considerata reato. Non dubito però che il Governo disponga di tutti i mezzi culturali e parlamentari necessari a depenalizzare questa utile condotta. Un tale provvedimento sarebbe anzi di semplice adozione anche perché, contrariamente a quanto di solito avviene, la depenalizzazione avrebbe luogo prima del reato e dei processi, né vi sarebbe conflitto d’interesse. Confesso che, abituato com’ero ad appellarmi a utopie inutili e oziose, ero giunto al punto di disperare di fronte alle Sue decisioni. Pensavo che l’efficienza culturale ed educativa di un servizio pubblico dovesse misurarsi con criteri diversi da quelli del profitto d’impresa. Rimuginavo che la Sua “riforma”, ispirata ai diktat finanziari e al furore ideologico di Tremonti e Brunetta, avrebbe aggravato i problemi della scuola e fatto precipitare, anziché elevarlo, il livello d’istruzione dei nostri studenti. Sentivo l’impulso di urlare pubblicamente che una scuola efficiente è quella in cui ci sono tanti insegnanti quanti ne servono agli studenti, in cui le classi non assomigliano a vagoni della metropolitana all’ora di punta ma ospitano un numero ragionevolmente contenuto di ragazzi, in cui ai professori si chiede di lavorare con impegno e dedizione in cambio di stipendi dignitosi. Stavo per dirLe tutto questo, come avrebbe fatto qualunque insegnante ricco di esperienza ma povero di fantasia. Ma in cuor mio mi ero già rassegnato alla Sua annoiata sordità; quando mi è venuta in mente questa proposta che, essendo per il nostro Paese interamente nuova, presenta alcunché di solido e di concreto, è di nessuna spesa e di poco disturbo, rientra pienamente nelle nostre possibilità di attuazione, e può essere accolta con entusiasmo dall’intero Governo.
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