Scuola, la notte delle assunzioni via email «Io di ruolo a 30 anni e mia mamma fuori»

Hanno atteso la mezzanotte davanti al computer, con l’account di posta elettronica aperto in attesa di ricevere un’email che potenzialmente avrebbe potuto cambiare il loro futuro. Così è stato per alcuni, quelli a cui è arrivata la proposta di assunzione in una scuola. Per molti è rimasta invece la delusione. È la seconda fase del Piano straordinario di assunzioni previsto dalla Buona scuola del governo Renzi. Dopo le assegnazioni su base regionale, si passa a quella nazionale. Per quasi tutti i docenti siciliani in attesa si tratta, bene che vada, di cambiare vita e trasferirsi nelle regioni del Centro-Nord. Come Rosanna, vincitrice di una cattedra a Milano, ma con una figlia di appena un anno da lasciare. O Mariagrazia, con un padre malato e un’offerta da Roma a cui è difficile dire no. Capitano anche situazioni paradossali come quella di Barbara e di sua madre, entrambe insegnanti: la prima ha ricevuto una proposta di assunzione a tempo indeterminato a Torino ed è a un passo dall’entrare di ruolo nella scuola pubblica a 30 anni. La mamma ha pianto di gioia quando, stanotte, ha appreso la notizia. Nonostante lei, precaria da 16 anni, non sia rientrata nel piano di assunzioni. 

C’è tempo fino all’8 settembre per dare conferma. In sostanza quasi un obbligo, pena uscire da tutte le graduatorie. Soltanto chi riuscirà ad avere una cattedra a livello provinciale potrà rifiutare il viaggio. «Finché non vedo, non credo – spiega Barbara Distefano, catanese, classe di concorso italiano – ma partirei con la consapevolezza che il sangue buttato in questi anni da qualche parte doveva finire». Un adagio che non vale per sua madre. «Certo, pensare che mia mamma sta a casa e io lavoro è proprio un paradosso». Colpa del metodo, stabilito dalla legge 107 dello scorso luglio. Il ministero dell’Istruzione attinge da due diverse graduatorie, ma con percentuali diverse: il cento per cento da quella di merito dei vincitori del concorso del 2012  e solo dopo, a scalare, da quella a esaurimento dei precari storici. Ecco perché la mamma di Barbara, pur essendo tra le prime dieci nella classifica provinciale nella classe di concorso francese, è rimasta a casa. 

Così come Antonio Condorelli, 50 anni, catanese, primo su base provinciale per l’insegnamento della Fisica, pure lui rimasto senza cattedra. «Negli ultimi anni ho girato tutta la provincia: Bronte, Ramacca e Caltagirone – racconta – non mi aspettavo l’assunzione perché avevo già fatto i conti; con questo nuovo criterio i 250 idonei del concorso mi superano, ma tutto questo è illegittimo». Condorelli sottolinea come il testo unico ancora in vigore parli chiaro: per le assunzioni bisogna attingere per il 50 per cento dalla graduatoria a esaurimento e per il 50 per cento da quella di merito. «Non pubblicano la graduatoria nazionale per paura dei ricorsi – spiega – non c’è trasparenza; nel caso in cui fossi certo di essere stato superato da un idoneo grazie alla novità della legge 107, farò ricorso. Ed è già pronto un esposto alla Procura che presenteremo insieme ad altri colleghi in diverse città». Gli fa eco Patrizia Rossi, insegnante precaria appartenente ai Cobas: «La procedura non è conforme alle norme e ai principi di trasparenza che regolano l’assunzione del personale della pubblica amministrazione – denuncia – Poi delle 150mila assunzioni promesse dal governo Renzi, quest’anno ne sono state fatte 80mila».

Tra chi ha ricevuto la convocazione c’è invece Rosanna Leotta, 39 anni, mamma da appena uno. Dovrebbe trasferirsi a Milano. «L’anno scorso ho viaggiato tutti i giorni da Giarre a Caltagirone portandomi dietro la bimba di pochi mesi – racconta – ho fatto tanti sacrifici e speso tanti soldi in questi anni, adesso non ho ancora deciso cosa fare. Dovrei partire con la bambina ma, con lo stipendio che prenderei e il costo della vita a Milano, difficilmente riusciremmo a vivere». Mariagrazia Ardizzone ha ricevuto la proposta di assunzione a Roma, ma a Catania dovrebbe lasciare un padre disabile: «Ho diritto alla legge 104 (che stabilisce la vicinanza del posto di lavoro in caso di parenti malati, ndr) ma non potrò usufruirne se dovrò andare via. È un controsenso – conclude -, anche se potrei riavvicinarmi prima di altri». 

Salvo Catalano

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