Scritture visionarie della modernità

Venerdì 4 maggio la Facoltà di Lingue di Ragusa ha avuto l’opportunità di ospitare, presso il complesso di Santa Teresa, un convegno di letteratura inglese: “Scritture visionarie della modernità”.

“Le scritture visionarie aprono nuovi mondi nella nostra mente, le cose piccole infatti, quelle dove la mente può rifugiarsi, sono le più grandi” questo è stato il commento della professoressa Maria Vittoria D’Amico, coordinatrice del dottorato di ricerca in Studi inglesi e angloamericani. La stretta collaborazione con il dottorato ha messo in luce non solo la giovane età di alcune delle relatrici ma anche l’ottima qualità di tutte le loro relazioni. Alla professoressa Stefania Arcara, organizzatrice del convegno, dobbiamo i ringraziamenti per l’iniziativa. 

 

Non sono mancati ospiti dalle altre università, che hanno elevato ulteriormente la qualità e i contenuti: la professoressa Maria Teresa Chialant dell’Università di Salerno e la professoressa Patrizia Fusella dell’Orientale di Napoli.

La prima ci ha fatto viaggiare nella ghost story ottocentesca, e tra i tanti celebri autori che hanno scritto e descritto tanti celebri Ghosts (come non pensare a Shakespeare e al “Christmas Carrol” di Charles Dickens?) si è soffermata su Bulwer-Lytton, Uglow, passando per Le Fanu e Oliphant, e dando ampia e chiara spiegazione di questo genere letterario.

La seconda ha mostrato spezzoni di video del “Ghost Trio” di Samuel Beckett, opera scritta per la televisione con effetti perturbanti grazie all’assenza di colori e alle inquadrature che ci forniscono suggestioni tipiche della sensibilità secondo novecentesca.

L’opera di Joanna Southcott è stata magistralmente illustrata dalla professoressa Manuela D’Amore, una “dispute” tra la donna e Satana, in cui gender e visionarietà si mescolano incentrando il progetto divino sulla donna ormai figura cristologica prescelta che rifiuta il male e la falsità riscattando Eva.

Ma la visionarietà, come dimostrato dalla professoressa Stefania Arcara, non è legata solo alla dimensione religiosa, ma anche a quella politica. Così Lady Eleanor Davies, sfidando le convenzioni dell’epoca seicentesca e finendo in carcere, si considera una profetessa che condanna il pregiudizio, le istituzioni e rivendica l’orgoglio della lingua inglese piegandola alla propria necessità.

Oggetto dello studio della professoressa Floriana Puglisi sono due scrittrici vissute in America: Anne Dudley Bradstreet, madre e moglie devota che riesce a sfuggire alla censura, e Anne Marbury Hutchinson, processata per i suoi discorsi dissidenti.

Grazie alla comparazione precisa e illuminante della professoressa Letizia Cantarella si è potuto scoprire quanto Bunyan abbia influenzato “The Mill on the Floss” di George Eliot e come la Maggie del celebre romanzo vittoriano è vicina al Christian di “The Pilgrim’ s Progress”.

Infine la professoressa Maria Grazia Nicolosi ha magistralmente illustrato la figura della contessa di Newcastle, Margareth Cavendish, conosciuta anche come Mad Madge. Pazzia ed eccentricità per una donna del Seicento che scrive e che pubblica, ma che in profondità è grande filosofa e che con “The Blazing World” dà un esempio di continua visionarietà, regalando ai numerosi presenti un finale degno di nota.

 

Le scritture visionarie hanno aperto un nuovo sguardo sulla letteratura inglese. Come fatto notare dal Preside Famoso, “minori” erano le autrici trattate, ma certamente non minore la sede in cui veniva tenuta la conferenza. Ma uno sguardo più profondo può testimoniare che nonostante non tutti gli autori e le autrici fossero conosciuti e convenzionalmente studiati, perché non riportati dalle antologie, la letteratura si apre a nuovi mondi e apre la nostra mente verso nuove “visioni”, spazi in cui terrore e speranza si mescolano, dando vita ad opere il cui spessore e i riferimenti culturali di alto livello meriterebbero uno spazio lungi dall’essere marginale.

L’iniziativa merita di essere segnalata non solo per l’interesse suscitato: numerosi erano le studentesse e gli studenti presenti, soddisfatti e grati per l’opportunità data loro dalla Facoltà, rappresentata nelle figure autorevoli delle professoresse M.V. D’Amico, G. Persico e del professore R. Portale; ma anche perché ha messo in luce una realtà dell’Università di Catania: le relatrici, la cui preparazione è spiccata subito agli occhi dei presenti, rappresentano non il futuro ma il presente della nostra giovane facoltà e ci hanno regalato un momento di crescita e di alto livello culturale che speriamo potrà ripetersi in un prossimo futuro.


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