Il presidente della commissione regionale antimafia si rivolge a Bergoglio, all'indomani dell'apertura della Porta santa. «Il valore simbolico di un gesto forte, nell'anno giubilare e magari con la presenza del Santo Padre in Sicilia, può restituire forza a chi lotta contro la mafia». Anche per «la perdita di credibilità dello Stato»
«Scomunichi Messina Denaro e tutti i mafiosi» L’appello di Nello Musumeci a papa Francesco
«Santità, firmi l’atto di scomunica di Matteo Messina Denaro e con lui di tutti i mafiosi che imperversano nelle nostre terre». All’indomani dell’apertura della Porta Santa e dell’inizio del giubileo, Nello Musumeci, presidente della commissione regionale Antimafia, si rivolge direttamente a papa Francesco. «Il valore simbolico di un gesto forte, nell’anno giubilare e magari con la presenza del Santo Padre in Sicilia, può restituire forza a chi lotta contro la mafia».
Il rapporto tra pezzi della Chiesa siciliana e Cosa Nostra, così come il forte accento posto dai boss alla fede e alla religione, sono tratti importanti nello sviluppo della criminalità organizzata sull’Isola. «Nella storia della chiesa – afferma Musumeci – ci sono state prese di distanza dalla mafia, a partire da quella durissima del Santo Padre Giovanni Paolo II ad Agrigento nel 1993. Più di recente alcune diocesi, ma non tutte, hanno dato indicazione di non celebrare le esequie di chi non ha mostrato forme di pentimento». Succede ad esempio in maniera ufficiale ad Acireale, dove da due anni sono vietati i funerali di chi è stato condannato in maniera definitiva per mafia. «Da cattolico e credente – continua il politico – nello spirito del Giubileo della misericordia, che guarda agli ultimi e alle tante povertà, invoco l’attenzione di papa Francesco verso la Sicilia e verso il Sud con la richiesta di un gesto forte». Cioè la scomunica per il latitante numero uno.
«La mafia in Sicilia e nel Sud è una delle principali cause di alterazione dei rapporti economici, quindi di povertà – aggiunge Musumeci -. In un momento di grande crisi economica esercita un appeal molto forte, specie tra i giovani, nei territori a rischio. Anche per questa ragione serve una linea di demarcazione netta tra buoni e cattivi. Altrimenti finisce sempre come ad ogni festa popolare, con l’utilizzo di momenti di culto per dare prova di forza: nascono così gli inchini delle vare». L’ultimo caso si è registrato qualche giorno fa a Paternò, per la festa di Santa Barbara, quando il cereo degli ortofrutticoli si è inchinato davanti al figlio di un boss, attualmente in carcere. «La chiesa – conclude il presidente dell’Antimafia regionale – può svolgere questo ruolo perché viviamo un tempo di grande crisi che investe una certa antimafia che sta determinando una perdita di credibilità per lo Stato».
Papa Francesco in due occasioni si è espresso chiaramente contro le mafie. In Calabria, nel giugno del 2014, disse: «Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati». E ancora lo scorso febbraio in un’udienza in Vaticano aggiunse: «A quanti hanno scelto la via del male e sono affiliati a organizzazioni malavitose rinnovo il pressante invito alla conversione».