A dare la notizia della schiusa è stato il consigliere comunale di Vittoria Pippo Re. Fino agli anni Ottanta, la zona era nota per la nascita della specie marina ma poi con l'intensificazione della pesca e la cementificazione l'animale aveva deciso di andare altrove. Adesso il ritorno salutato con gioia su Facebook
Scoglitti, si schiudono le uova di Caretta caretta «Un agricoltore le ha aiutate a trovare il mare»
«Straordinario, non accadeva da tantissimi anni». Esordisce così il consigliere comunale di Vittoria Pippo Re alla notizia della schiusa delle uova di Caretta caretta nella spiaggia di Scoglitti. Re ha dedicato alla lieta scoperta un posto su Facebook.«La specie è fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo ed è ormai al limite dell’estinzione nelle acque territoriali italiane. Grazie a Giombattista Barrano per aver documentato l’eccezionale avvenimento. No alla cementificazione della costa di Scoglitti».
Le tartarughine sono nate ieri vicino a Costa Fenicia. Una schiusa meravigliosa notata – racconta Re – «da un agricoltore che ha un’azienda in zona e che ha aiutato quattro dei nupiccolissimi esemplari a ritrovare la via del mare», dato che avevano perso l’orientamento e stavano per andare nella direzione sbagliata, mettendo a rischio la propria sopravvivenza. La Caretta caretta ha bisogno di spiagge tranquille e dalla calda temperatura ottimale per depositare le proprie uova, e le modalità invasive con cui spesso l’uomo si impossessa degli spazi propri della natura sta seriamente mettendo a rischio questa tartaruga marina che, in provincia di Ragusa, ha trovato un habitat ideale a Randello. Di recente, però, anche Punta Secca, Maganuco e Pozzallo hanno regalato bellissime immagini di schiuse.
«Fino agli anni Ottanta le zone di Costa Fenicia, Costa Eubea e Costa Esperia erano note per questo genere di schiuse – spiega Gianni Insacco, direttore del Museo civico di Storia naturale di Comiso -. Poi si è avuto un calo, dovuto ad alterazioni della costa causate dalla pressione antropica: sono aumentate le serre e le aziende, si è ridotta la spiaggia, si è intensificata la pesca. Per questo negli anni Novanta, con il progetto Chelon, abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione e posto delle tabelle che segnalavano la probabile presenza di tartarughe marine. Così – conclude – dal ’92 al ’97, le segnalazioni relative a qualche schiusa ci sono state».
Era da allora, però, che non si assisteva ad un avvenimento simile, sinonimo del fatto che, da un lato, le tartarughe si stanno adattando ai cambiamenti e, dall’altro, che c’è di nuovo una maggiore sensibilità sul tema. La tartaruga madre, infatti, presumibilmente ha deposto le sue uova a fine maggio: un lungo periodo di circa 70-80 giorni in cui, in quel tratto di spiaggia, ogni cosa è rimasta intatta.