L'imprenditore vittoriese Angelo Giacchi si è opposto stamani al cambio di serratura disposto dal Tribunale dopo l'aggiudicazione dell'immobile, in seguito al mancato rientro del denaro che oltre dieci anni fa gli istituti di credito gli concessero. «L'hanno comprata senza neanche venirla a guardare», denuncia
Scoglitti, impedito lo sfratto dopo l’asta giudiziaria «L’acquirente lavora nella banca che prestò i soldi»
È arrivato l’ufficiale giudiziario questa mattina a Scoglitti, nella casa in cui la sorella dell’imprenditore vittoriese Angelo Giacchi vive con il marito e il figlio. La vicenda è sempre la stessa, quella iniziata nel 2006 a seguito della concessione di un prestito servito a realizzare un magazzino per la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli. «Un magazzino – spiega Giacchi – che dava lavoro a 120 persone e che doveva essere affiancato da una seconda struttura, perché volevamo ampliare l’azienda».
Ma le cose non sono andate così. Stando al racconto, poco dopo gli investimenti, la banca ha chiuso le porte e ha chiesto l’immediato rientro. «Per noi era impossibile – prosegue – e in poco tempo, a seguito di un’unica procedura, dal 2008 ci siamo trovati tutto all’asta: i due magazzini, quattro immobili e terreni. La casa nella quale l’ufficiale è arrivato stamattina è stata acquistata sei mesi fa dall’impiegata di una banca a 80.000 euro, a fronte di un valore iniziale di 195.000 euro accertato da perizia. Ma la cosa ancora più strana – prosegue – è che l’hanno comprata senza neanche vederla. Noi ci viviamo, e se fosse venuto qualcuno a visionarla ce ne saremmo accorti. Poiché stiamo parlando di una delle banche con la quale siamo esposti, ci sorge il dubbio che la nostra pratica sia stata utilizzata per altri scopi».
L’ufficiale giudiziario si è presentato con l’avvocato della controparte e il fabbro per cambiare la serratura, ma a quel punto il cognato di Giacchi, 60 anni, ha avuto un malore. È stato necessario allertare il 118, che ha accertato la pressione alta, ma l’uomo si è rifiutato di andare in ospedale. «Avevamo chiesto ancora qualche giorno – dice Giacchi – perché c’è un ricorso relativamente a questa pratica che sarà discusso il 14 settembre al Tribunale di Ragusa. La polizia mi ha comunicato che, avendo impedito l’ingresso nella casa, sarò denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, ma non avrei mai potuto consentire che si procedesse allo sfratto con mio cognato in quelle condizioni».
Alla fine, è stato tutto rimandato al 29 settembre. Sul posto anche Mariano Ferro, leader dei Forconi, il movimento che da diversi anni si è intestato la battaglia contro le aste giudiziarie, delle prime e uniche case soprattutto. «Il mattatoio continua a rimanere aperto tutti i giorni in silenzio – scrive sulla sua pagina Facebook – e fermarlo sembra non interessare a nessuno».