Condanna massima per l'ex imprenditore di Partanna, riconosciuto come il mandante dell'omicidio di Salvatore Lombardo, colpevole di aver rubato in uno dei suoi supermercati. Un collaboratore di giustizia ha parlato di due presunti incontri tra Scimonelli e il capo di Cosa Nostra trapanese: «Mi sono visto co siccu», avrebbe ammesso
Scimonelli, ergastolo al fedelissimo di Messina Denaro Del boss diceva: «Non lo prendono perché è cambiato»
Ergastolo per il presunto boss di Partanna Giovanni Domenico Scimonelli, condannato per essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Lombardo, ucciso a Partanna il 21 maggio 2009. La colpa della vittima? Quella di aver rubato il furgone del supermercato gestito da un fedelissimo del boss Matteo Messina Denaro: proprio Scimonelli.
Per quell’omicidio, il Gup di Palermo aveva già condannato a 16 anni di carcere Nicolò Nicolosi di Calatafimi-Segesta e Attilio Fogazza di Salemi. A sparare sarebbe stato il primo, mentre il secondo sarebbe stato alla guida dell’auto con cui fu raggiunta la vittima. L’omicidio rischiava di diventare un caso senza soluzione, finché, indagando sulla latitanza del boss Matteo Messina Denaro, è arrivato il colpo di scena. Gli investigatori, infatti, hanno individuato movente ed esecutori materiali.
Salvatore Lombardo, di Partanna, pregiudicato per reati contro il patrimonio, è stato ucciso a colpi di fucile calibro 12, mentre si trovava nel bar Smart Caffè. Il giorno del delitto, Lombardo, che era sottoposto all’obbligo di firma, dopo essersi recato presso il comando dei carabinieri per assolvere ai propri adempimenti, intorno alle 19 aveva raggiunto il bar di via XV Gennaio. Qui è stato affiancato da due uomini che erano a bordo di una Volkswagen di colore scuro. Uno dei due è rimasto nell’abitacolo, l’altro invece è sceso, esplodendo alcuni colpi di fucile contro la vittima designata, uccidendola.
Le indagini in una prima fase non hanno portato da nessuna parte. Ma indagando su Matteo Messina Denaro, i poliziotti del Servizio centrale operativo e i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale hanno scoperto che Salvatore Lombardo era stato condannato a morte perché sospettato di essere l’autore del furto di un camion di merce del supermercato Despar di Partanna, gestito da Giovanni Domenico Scimonelli accusato di essere il mandante del delitto da Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi.
Considerato dagli inquirenti uno dei fedelissimi della primula rossa di Castelvetrano, Domenico, detto Mimmo, Scimonelli è parecchio conosciuto nella zona del Belice. Arrestato nell’agosto del 2015 nell’ambito dell’operazione Ermes e condannato in primo grado a 17 anni di reclusione, nel luglio del 2016 è stato raggiunto da un provvedimento di sequestro di beni per tre milioni di euro. L’ex imprenditore ha contribuito alla creazione di un consorzio vitivinicolo e ha fatto parte del consiglio nazionale della Democrazia cristiana di Angelo Sandri.
Scimonelli era già rimasto invischiato in affari di mafia nel 1998, nell’ambito dell’operazione Progetto Belice, culminata nel 2003 in una condanna in appello a tre anni e sei mesi per associazione mafiosa, incendio e danneggiamenti. Per gli inquirenti avrebbe aiutato economicamente il latitante Messina Denaro. Il collaboratore di giustizia Attilio Fogazza, a parte rivelare ai magistrati i particolari dell’omicidio Lombardo, ha anche parlato dei rapporti tra Scimonelli e il boss di Castelvetrano. «Nel 2008 – ha dichiarato Fogazza – mi disse che con Matteo Messina Denaro erano amici di infanzia, andavano insieme a Triscina e ne conosceva la famiglia. Nel 2010 disse di averlo incontrato al porto vecchio di Mazara. Mi raccontò: “Mi sono visto cu u siccu”. È nervoso perché cominciano a mancare i soldi e non può pagare chi è in carcere. Poi – continua Fogazza nel suo racconto – alla Despar ci fu un ammanco di 150mila euro. Io sapevo che li aveva dati a Matteo Messina Denaro. Nel 2012 Scimonelli mi chiese un’auto in prestito, come faceva quando nei suoi movimenti non voleva dare nell’occhio. Io gli diedi una Punto. Tornò con l’auto, le scarpe e i jeans tutti sporchi di fango. Gli ho chiesto: “Ma dove sei stato?” E lui mi rispose che aveva incontrato Matteo Messina Denaro lungo la strada vecchia tra Mazara e Salemi. Un giorno, al bar, sul giornale c’era la foto di Matteo Messina Denaro e lui mi disse: “E quando lo prendono? È completamente cambiato“».