Scienze politiche come una cattedrale?

No, non vi trovate al vaticano. Se per un attimo, passando per scienze politiche i dubbi cominciassero ad assalirvi, non abbiate paura; non siete in alcun luogo sacro. Semplicemente il più papabile tra gli aspiranti rettori, il preside di scienze politiche Vecchio, ha scambiato la facoltà per la basilica di San Pietro.

Girando per l’intero edificio, la differenza con le altre facoltà è nettissima. Pochissime ragazze con la gonna, quelle poche portano longuette alle caviglie. Di ragazzi in pantaloncini nemmeno l’ombra. Eppure la temperatura supera abbondantemente i 30°. Le voci di corridoio che si sono sparse, grazie al solito passa parola, per tutto l’ateneo risultano quindi essere veritiere. A tutti coloro i quali volessero andare a trovare un amico o la fidanzata che si trovano (fortunatamente o disgraziatamente) iscritti a scienze politiche, consiglio vivamente da fare attenzione all’abbigliamento. Se per disgrazia vi trovaste in pantaloncini, sareste costretti a tornare a casa e cambiarvi. Alla faccia della libertà.

Da qualche settimana, infatti, la facoltà di scienze politiche di Catania, ha attuato il piano “no-shorts”. Una circolare che dapprima tutelava esclusivamente l’aula magna è stata estesa all’intero edificio di via Vittorio Emanuele. Il divieto è ufficioso, nulla di scritto. Il preside Vecchio ha dato disposizione ai vigilantes di impedire l’accesso in facoltà agli studenti che si presentano in pantaloncini, bermuda o minigonna. Come inizio di stagione non c’è male. Si comincerà dalle gonne e dai pantaloncini, per poi arrivare al divieto di orecchini e tatuaggi? La prossima mossa sarà probabilmente l’applicazione del burka alle donne che si presenteranno nell’edificio maniche-sprovviste. L’eccessiva visione di carne, si sa, abbinata all’elevata calura estiva, potrebbe nuocere gravemente alla salute

In segreteria di presidenza è uno scarica barile. Nessuno ha il documento scritto. Tutti parlano di direttive non scritte da parte del preside; i vigilantes ammettono di avere avuto disposizioni di non fare entrare né gli studenti, né i docenti (certo vedere qualche sex bomb in pantaloncini….) né gli amministrativi, qualora indossassero dei bermuda troppo succinti.

La maggior parte degli studenti sembra essersi adattata bene al “nuovo ordinamento”. Alcuni però in silenzio si sentono limitati della loro libertà. Andrea ventuno anni studente di secondo anno ci dice: “Onestamente, con il caldo che fa, avrei preferito essere libero di vestirmi. Questo nuovo regolamento interno è una rottura. Ma qui siamo un po’ degli inetti. Accettiamo passivamente quello che ci viene dettato dall’alto”.

I dubbi assalgono un comune redattore. Le domande si fanno insistenti nella mia mente: qualora il preside Vecchio dovesse salire al sommo pontificio, ops, al rettorato, dovremmo forse aspettarci un estensione del regolamento a tutte le facoltà dell’ateneo? Saremo costretti ad assistere a scene da film comico, con bidelli metro-muniti chini a misurare la lunghezza “regolamentare” delle gonne? Ai posteri l’ardua sentenza… e che il caldo ce la mandi buona!


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