'L'università italiana offre un'ampia e variegata gamma di corsi. Accade tuttavia che talvolta tale offerta produca strani incroci'. Un lettore del quotidiano La Sicilia riprende unopinione molto diffusa anche tra gli studenti. Chi ha voglia di rispondergli?
Scienze della Comunicazione una laurea di serie B?
(dall’epistolario del quotidiano “La Sicilia”)
Non si capisce se R.A. , la sigla del lautrice o dellautore della lettera pubblicata su La Sicilia di oggi 5 ottobre 2007, corrisponda a uno studente, a un genitore o ad un qualsiasi cittadino. Leggendo questa opinione, qualcuno, senza dubbio, osserverà che la denuncia di R.A. è troppo superficiale. Infatti non tiene conto né delle difficoltà di costruire un buon corso in scienze della comunicazione allinterno di facoltà che non avevano una tradizione di insegnamenti specifici, né dei progressi compiuti negli ultimi anni, né del problema più generale degli sbocchi professionali di questa nuova classe di laurea, che è una questione anche nazionale. Tuttavia abbiamo deciso di riprendere questa lettera nella convinzione che essa rispecchi perplessità molto diffuse. Sarebbe bene che R.A. trovasse interlocutori. Non solo tra i docenti che hanno responsabilità nei corsi di laurea di scienze della comunicazione (allinterno delle facoltà di Lettere e di Lingue), ma anche da parte degli studenti che li frequentano. Prendiamo atto che il dibattito su scienze della comunicazione sul quale Step1 ha pubblicato numerosi contributi sembra ormai del tutto abbandonato. [La Redazione]
L’università italiana offre, come è noto, un’ampia e variegata gamma di corsi rispondenti alle esigenze di una società in continua evoluzione. Accade tuttavia che talvolta tale offerta produca ibridi o strani incroci.
È il caso del Corso di laurea in Scienze della Comunicazione istituito presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania. Accade infatti che tale corso istituito per fornire competenze e abilità specifiche nel settore della comunicazione (editoria, cinema, teatro, radio, televisione, pubblicità, giornalismo) non preveda uno studio adeguato di materie specifiche di tale settore ma sia basato in prevalenza su studi linguistici, materie letterarie e filosofiche cioè un perfetto fritto misto tra le materie di Lettere e quelle di Filosofia.
Tuttavia un laureato in Scienze della Comunicazione con la laurea specialistica in Culture e Linguaggi per la Comunicazione (classe 13/S) non può, con tale piano di studi e con i dovuti esami integrativi, accedere alla Sissis per l’insegnamento di lettere. Contemporaneamente tale laureato viene snobbato e trattato da ignorante sia dai colleghi laureati in Comunicazione nelle altre facoltà italiane sia dai colleghi laureati in lettere nonché dai professori degli altri atenei. Si tratta dunque di una laurea di serie B? E in che cosa? È un corso di para-comunicazione o un corso para-letterario?
Sarebbe ora che qualcuno rendesse giustizia a questi laureati che pure provengono da un ateneo antico e di qualità come quello catanese e tra i quali vi sono di certo giovani talentuosi e preparati non meno dei loro colleghi di serie A, o che almeno l’Università smetta di illudere questi giovani e fornisca loro, essa stessa per prima, un esempio di corretta comunicazione. [R. A.]
[Dalla rubrica Lo dico a La Sicilia, su La Sicilia del 5/10/2007)