Nel museo del mare erano custoditi i reperti trovati a largo della città saccense. Molti, dopo il maltempo del 25 novembre, sono finiti in acqua. Pure una statua in vetroresina raffigurante il poeta dialettale Vincenzo Licata. Fino all'altro giorno, quando il motopeschereccio Slancio si è ritrovato le reti più pesanti del solito. Guarda il video
Sciacca, alluvione trascina in mare statua del poeta Ritrovata dopo due mesi dentro le reti dei pescatori
Appena stamattina a
Sciacca c’è stato un sopralluogo dei tecnici della protezione civile regionale che hanno valutato e quantificato i danni dopo le due alluvioni che hanno devastato l’intero territorio: 36 milioni di euro il totale. Diciotto milioni di danni a testa accreditati ai due nubifragi che hanno messo in ginocchio la città.
Sotterranei distrutti dal fango, contrade devastate e gallerie intasate da alberi e carcasse di automobili. Danni anche al
museo del mare, che sorgeva in zona Fornace. All’interno della struttura erano stati collocati tutti i reperti storici ritrovati nelle acque al largo del porto saccense.
Il 25 novembre scorso la struttura è stata investita dalla furia dell’acqua e del fango. Tra i reperti esposti c’era anche una statua in vetroresina, opera dello scultore Filippo Prestia, raffigurante il poeta dialettale Vincenzo Licata, morto agli inizi degli anni ’90, donata alla lega navale cittadina e che era servita da stampo per crearne un’altra identica in bronzo collocata poi all’ingresso del porto di Sciacca. La statua è stata spazzata via fino a scivolare in mare, facendo perdere le proprie tracce.
Per due mesi i custodi del museo l’hanno cercata in lungo e in largo, senza risultati. Fino a due notti fa. Quando
il motopeschereccio Slancio ha preso il largo per ritirare le reti, ha notato che il peso non poteva essere attribuibile al pescato. All’inizio si era pensato che si trattasse del cadavere di una persona, poi la sorpresa. A dieci miglia nautiche (18 chilometri) dalla costa saccense, la statua del poeta Licata si era incagliata tra le reti di una flotta di pescatori a duecento metri di profondità, come se stesse chiedendo aiuto.
All’alba di ieri è arrivata al porto, è stata caricata su una motoape ed è stata trasferita al
complesso Fazello dove hanno trovato rifugio anche tutti gli altri reperti che sono stati strappati via al museo del mare.