Il giorno di Renato Schifani: dal voto di sfiducia alle mosse romane per la pace in Forza Italia

Proprio nel giorno in cui si vota in aula la sfiducia nei confronti del presidente della Regione Renato Schifani, arriva la doccia gelata da Roma. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio: sembra questo il messaggio in arrivo dal nazionale. Sì, perché Forza Italia ha deciso di non trascurare il caso Sicilia e, con esso, Schifani stesso. Con il coordinatore nazionale Antonio Tajani che, nello scorso fine settimana, ha deciso di «affrontare il caso». Commissariamento in vista? Forse un termine troppo pesante. Ma potrebbe essere in arrivo «una figura super partes che possa ascoltare tutte le anime siciliane» del partito. Che sembrano essere diverse, come ha dimostrato la querelle tra i deputati regionali Salvo Tomarchio e Stefano Pellegrino. C’è forse in atto una faida interna? Roma sembra pensarlo, tanto da mettere in campo l’uomo giusto. Da via Lucina trapela un nome.

Il nome di Forza Italia per riportare la pace in Sicilia

Prima si è pensato a un pool di saggi siciliani. Ipotesi scartata perché tutti troppo coinvolti nel governo e nel sotto-governo. La rosa iniziale di candidati, che prevedeva anche Alessandro Cattaneo e Francesco Cannizzaro, sembra vedere in pole position Alessandro Battilocchio. L’uomo giusto. Conoscitore del Sud seppur romano, è l’attuale presidente della commissione d’inchiesta sulle Periferie. Non si tratterebbe di una vacanza, approfittando degli ultimi scampoli di sole siciliano, ma di «normalizzare il partito in Sicilia». Aprendo una interlocuzione con le sue diverse anime. Anche di quelle che mal tollerano la capocrazia messa in atto da Schifani. Che governa anche in qualità di leader regionale della prima forza politica dell’Isola. Prossimo allo sfratto sarebbe poi il coordinatore di Forza Italia in Sicilia Marcello Caruso. Che è anche segretario particolare di Schifani.

Dal nazionale, un segnale per il nuovo volto azzurro in Sicilia

Nessun alt al congresso regionale, dicono da Roma, ma una cosa è certa: Forza Italia non vuole fare registrare alcuna inerzia e, soprattutto, non «nascondere la polvere sotto il tappeto».  Ma è necessario, come al solito, leggere dietro le righe. Quelle degli intenti di Tajani. Che ieri ha nominato il coordinatore nazionale della campagna di Forza Italia per il al referendum sulla Giustizia. Si tratta di Giorgio Mulè, attuale vicecapogruppo alla Camera. Che, più volte, ha lanciato segnali relativi allo scranno della presidenza della Regione. Ed è anche leader dell’anima anti-Schifani di Forza Italia in Sicilia. Si tratta della conferma, implicita, del nuovo volto azzurro dell’isola? Vedremo. Oggi, intanto, l’aula deve votare sulla sfiducia al governatore. E vedremo se i franchi tiratori caleranno la maschera.


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