Il neo campione del mondo di spada individuale si concede un'intervista a MeridioNews. Le emozioni mai provate sinora della finale appena vinta, il ricordo di Catania 2011 e i nuovi obiettivi: i Mondiali in Cina ed il sogno delle Olimpiadi a Tokyo. Tutto questo dopo che, da bambino, gli era stata prospettata una vita senza sport
Scherma, l’oro a Lipsia e la maturità di Paolo Pizzo «Un passo e un respiro per vincere al traguardo»
Una grande emozione, figlia di un successo non preventivato giunto al termine di un incontro combattutissimo. Paolo Pizzo, fresca medaglia d’oro ai Mondiali di scherma 2017 di Lipsia, ripercorre così il combattutissimo assalto che gli ha consegnato il titolo iridato ai danni dell’atleta estone Nikolai Novosjolov. Un 15-13 frutto di una rimonta sancita da tre stoccate consecutive, con l’avversario avanti 12-13. «Prima del Mondiale ero numero 14 del ranking, ma venivo comunque da un argento individuale conquistato 20 giorni prima agli Europei. La bellezza di giornate del genere – precisa lo spadista catanese – è che non pensi mai di non farcela: nei momenti di difficoltà le cose si aggiustano sempre in maniera automatica. Io ero in vantaggio, lui è stato molto bravo a ribaltare la situazione con cinque stoccate vincenti di fila, ma non potevo lasciarmi scappare questa occasione. Novosjolov aveva già vinto due titoli mondiali, adesso abbiamo pareggiato il conto».
Una vittoria dal sapore diverso rispetto a quella che, nel 2011 a Catania, gli aveva dato il primo titolo mondiale battendo in finale l’olandese Verwijlen. «Come ho già detto a caldo, quello di Lipsia è stato il trionfo della consapevolezza. Sei anni fa era stata una vittoria di rabbia e di cuore: stavolta c’è stato più controllo. È stato sin dall’inizio un avvicinamento molto progressivo verso il traguardo finale, un po’ come si fa tutti i giorni in palestra, durante l’allenamento: un passo e un respiro».
La vita ha riservato a Paolo Pizzo sfide molto difficili da vincere, sin da subito: il tumore che lo colpì a 13 anni ha cambiato profondamente il suo modo di vedere le cose. I medici avevano pronosticato per lui un futuro senza sport, ma la sua perseveranza ha portato a un destino totalmente diverso. Un messaggio prezioso, anche per i giovani che vogliono cimentarsi nella scherma: «Se si crede davvero a un sogno si fa di tutto per raggiungerlo, sennò si parte col piede sbagliato. Entrare in una routine senza porsi l’obiettivo di un miglioramento costante vuol dire sportivamente morire. Se un atleta non crede di poter stupire sempre tutti – ribadisce Pizzo – è bene che cambi attività. Ho sempre avuto l’obiettivo di stupire chi sta attorno a me, chi mi vuole bene e anche i miei detrattori».
Un mito come Roger Federer preso a punto di riferimento per la sua longevità sportiva, la volontà di migliorarsi sempre: due indizi che spiegano come il 34enne Paolo Pizzo non si ponga limiti, pensando anche all’Olimpiade di Tokyo 2020: «È complicato, mi piacerebbe partecipare. Ma prima di pensare al Giappone ci sono tanti passaggi, non si può programmare troppo in là. Da campione del mondo in carica sei sempre in pericolo: il trono iridato è sotto insidia, i rivali mi studieranno ancora di più quindi dovrò dare sempre il massimo. I due obiettivi a cui pensare adesso sono i Mondiali 2018 in Cina e i Mondiali militari che si terranno dal 12 al 18 settembre ad Acireale».
Dopo i trionfi e l’allenamento, adesso, c’è spazio anche per il meritato relax: «Amo il mare, sto andando in vacanza in Grecia dove mi attende la famiglia. Quello siciliano rivedrò soltanto a settembre, quando spero di avere tempo per andare nelle mie spiagge preferite: San Giovanni Li Cuti, Taormina e Ortigia».