Schegge/2 Alongi e Orcel I nostri Lenin e Gramsci

Se quel bambino di nome Nicola, figlio di contadini da secoli del latifondo intorno a Prizzi (ma dov’è?), non avesse imparato a leggere e a scrivere, frequentando con enormi sacrifici due anni discuola, non potrei adesso scrivere di quel bimbo che, divenuto adulto, anticipò le lotte di Lenin e i pensieri di GramsciNicola Alongi avvertì profondamente il bisogno di fare le cose che aveva capito leggendo: facile a dirsi, ma, forse un po’ più complicato da scrivere dato che il concetto si dovrebbe esprimere su per giù così: “È assolutamente necessario coniugare la teoria con la prassi, non può esserci prassi rivoluzionaria se non alimentata dalla presa-di-coscienza-del-proletariato …”. Neanche Giovanni Orcel era andato a scuola di socialismo, ma lo praticò nel processo di organizzazione, reclutamento e fidelizzazione degli operai palermitani nei primi anni del novecento.

Nicola e Giovanni intuirono la necessità dell’unione strategica dei contadini e degli operai nella lotta contro il padronato, giungendo alla conclusione che “lotta di classe” era come dire “lotta alla mafia”, che bisognava battere gabelloti e campieri anche percorrendo strade diverse da quelle indicate dal “socialismo ufficiale” massimalista a parole ed inconcludente nei fatti. Neanche Lenin riuscì mai a vedere i contadini correre in soccorso degli operai nei convulsi mesi della rivoluzione, in Sicilia, infatti, i contadini di Alongi portarono sacchi di farina agli operai di Orcel durante l’occupazione del cantiere navale di Palermo.

Nicola e Giovanni sapevano bene di combattere la medesima battaglia ed in Sicilia questa battaglia si qualificava non solo come lotta al capitale, ma, proprio, come lotta contro la mafia, avvertendone, in piena coscienza, tutti i rischi ed i pericoli connessi; “Noi oggi possiamo dire che siamo tanti morti in congedo illimitato, augurando di potere lanciare al più presto parafrasando il motto di Carlo Marx: Morti in licenza di tutti i paesi unitevi contro gli assassini di tutti i colori”. (Alongi, Per G. Zangara, in Marino, Vita politica e martirio di Nicola Alongi contadino socialista, Palermo, Novecento, 1997. Pag.103)

Non a caso entrambi furono assassinati dallo stesso mandante: il capomafia di Prizzi don Silvestro “Sisì” Gristina.

 

Elio Camilleri, Schegge di storia siciliana, Di Girolamo 2012


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