Scenario pubblico, quando il tempo torna protagonista In scena il pendolo umano di due coreografi-danzatori

Cinquantacinque minuti. Questo il tempo necessario alla coreografia sul tempo stesso Time takes the time Time takes, ideata da Guy Nader e Maria Campos, in scena nel weekend a Scenario pubblico. Sul palco anche una batteria per riprodurre il suono e le sembianze di un pendolo in carne ed ossa. Cinque i danzatori impiegati per la sua messa in scena; sei con il batterista Miguel Marin, compositore e improvvisatore, parte integrante dello spettacolo. E quasi cinque saranno anche i minuti di applauso finale da parte del pubblico.

Tre uomini e due donne, coreografi compresi – libanese lui, spagnola lei, in collaborazione a Barcellona dal 2006 – si muovono come lancette. Parola chiave: ingranaggio. Il tempo è il susseguirsi dei meccanismi di un pendolo umano che si sposta sul palco, distruggendosi e ricomponendosi di continuo: in orologi da due, da tre o da cinque pezzi. Con una acrobaticità contenuta, che non sacrifica mai le linee della danza, ma soprattutto quelle delle lancette raffigurate con braccia e gambe.

Se per natura il tempo permane in ogni spazio, il suo suono, invece, è una convenzione inventata dall’uomo per percepirlo. Dal silenzio il batterista lo costruisce lentamente, coadiuvato soltanto da un sintetizzatore, fino a renderlo riconoscibile all’orecchio: un ticchettio, un battito. Un allegro-andante, per utilizzare il linguaggio di uno spartito o del metronomo. 

Bianco e grigio dominano sul piano costumistico e scenografico: il tempo è neutro, lo si può riempire di tutto. Anche di niente, ma una performance non può certo finire così. Nader e Campos optano per una ruota panoramica umana, che gira fino all’ultimo istante, per poi arrestarsi anche se soltanto nella finzione. Il prossimo appuntamento del cartellone è previsto per il weekend del 30 e 31 marzo, con le coreografie di Shumpei Nemoto e Taneli Torma.


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