Scelto da facebook/ A proposito dello scioglimento dell’Ufficio del Centro storico di Palermo

E’ TRAMONTATO IL SOGNO DEGLI ANNI ’90? DI MEZZO C’E’ ANCHE IL DIFFICILE MESTIERE DI ARCHITETTO, DIVISO TRA PROFESSIONALITA’ E ARTIGIANALITA’

di Ornella Amara

Era il 1999, quando ancora lavoravo alla Pubblica Istruzione come docente di Storia dell’Arte. Convinta di potere fare qualcosa di concreto per la mia città, mi dimisi per entrare nell’A.C. di Palermo.
Quella scelta fu sicuramente dettata da una serie di motivi, ma più di ogni altro, dalla frequentazione di quell’Ufficio del Centro storico (a quell’epoca, inviando il curriculum, avevo ottenuto un incarico per rilievi in centro storico), che mi aveva persuasa che quella era una decisione saggia! L’entusiasmo che avevo percepito in chi allora lavorava in quell’ufficio, la motivazione a fare, il credere nelle scommesse, anche quelle difficili, mi avevano definitivamente convinta!
Oggi, sono passati 14 anni da quel giorno (meno dei ventisette dell’amico Beppe), Piani regolatori e Piani strategici hanno visto la luce per perderla subito dopo. L’ufficio Centro storico/Città storica, si presenta oggi un po’ più sdrucito e sgualcito, gli uscieri non hanno più la divisa scintillante, gli intonaci sono meno nuovi, i mobili meno patinati, le piante un po’ più secche!
Ma le persone che ci lavorano hanno lo stesso entusiasmo di allora, con la sola differenza che oggi, vorrebbero forse sapere in quale sogno credere. Dico “sogno”, usando artatamente questa parola, perché il mestiere dell’architetto, per esercitare il quale tanti di noi ci siamo laureati, vive in maniera a dir poco schizofrenica, diviso tra professionalità ed artigianalità, tra artisticità e managerialità, all’interno di un sistema sociale che non capisce più l’architettura e gli architetti e li relega a volte tra gli elementi connotanti lo “status simbol”, a volte tra un inutile insieme di optionals.
Ma per potere fare dell’architettura che sia degna di questo nome, bisogna sapere sognare, sapersi e sapere emozionare chi la guarda e chi la fruisce, recuperandone il suo lato “artigianale”, il suo rapporto coi luoghi, i suoi materiali e le tecniche, recuperare la tradizione stando attenti a non cadere nell’equivoco di ritenere che essa appartenga esclusivamente a coloro che la praticano, stando attenti a non fare prevalere come unico valore quello del rapporto costo / moda / efficienza.
Tessuti edilizi, materiali, tradizioni costruttive, antichi saperi e tecniche abitano a Palermo nel Centro storico e sono stati in questo ultimo quasi trentennio curati amorevolmente da colleghi che silenziosamente, ognuno nel proprio spazio, hanno guidato questo processo di rinascita del Centro storico di Palermo, processo che ancora oggi si presenta monco ed incompleto.
Spero con tutta me stessa che il sogno non si infranga su questa delibera di scioglimento /smontaggio; spero di leggere che il sogno continua ad esistere, che Palermo, un giorno, potrà avere il suo centro antico restaurato, interamente, riqualificato e vissuto. Spero che i custodi di questo processo di rinascita continuino ad essere la “memoria storica”di questo tesoro “
In bocca al lupo Palermo”!


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