Del natante con cui sono sbarcati oltre 80 persone la notte tra il 13 e il 14 ottobre non è rimasto quasi più nulla. «Lo scafo è stato macinato. C'è il pericolo di un grave inquinamento», afferma il direttore dell'Area marina protetta Riccardo Strada
Sbarco Aci Trezza, il relitto è andato in frantumi «Materiale e olio riversati in mare. Si intervenga»
«Attualmente del relitto non è rimasto quasi più nulla, il mare lo ha demolito. Molto probabilmente i resti sono andati dispersi. Questo comporta il pericolo di un grave inquinamento per le acque». Riccardo Strada, direttore dell’Area marina protetta dell’Isola dei ciclopi – le cui acque bagnano le coste di Aci Trezza, tra i territori di Catania e Acireale – non nasconde la preoccupazione dopo aver visto andare in frantumi la barca a vela di circa 20 metri con cui, la notte tra il 13 e il 14 ottobre, sono sbarcati oltre 80 migranti di nazionalità siriana, irachena e iraniana. Nel giro di due settimane, complici anche le mareggiate e il maltempo che si è riversato sul Catanese, il natante si è infranto sugli scogli, facendo disperdere e inabissare i resti in mare.
«La barca è rimasta per giorni incagliata – racconta Strada – Si trattava di un mezzo importante di cui adesso non è rimasto più nulla. Parliamo di materiale elettronico o i pezzi di vetroresina. Ma a preoccupare ancora di più è il motore, con l’olio che è altamente inquinante. Per questo motivo, non appena sarà finita questa ondata di maltempo chiederò che venga fatta una ricognizione». Lo scafo della barca è stato completamente demolito. «Dovremo capire cosa c’è nei fondali e quindi cosa bisogna fare. Si parla tanto di ridurre l’inquinamento, questa è una delle cose che richiedono un urgente intervento».
Il direttore dell’Area ammette che un recupero del relitto in questi giorni non sarebbe stato semplice. «Il mare ha spezzato in due la barca – aggiunge – Non so se le autorità si sono mosse, ma in questi giorni ogni tentativo di recupero sarebbe stato presso a poco impossibile. Dal canto mio, ho avuto una prima interlocuzione con il ministero e con la direzione del Mare. L’area marina protetta ha un bilancio risicato, per cui potremmo fare poco». Per Strada il prossimo passaggio sarà quello di scrivere al comandante della Capitaneria di porto etneo, al ministero e al prefetto. «Prima però c’è bisogno che venga fatta una ricognizione delle acque – conclude – È quindi necessario l’intervento del nucleo sommozzatori e di volontari subacquei. Speriamo di cominciare la verifica subito dopo che gli eventi atmosferici che ci stanno interessando saranno finiti».