«L’Italia non sarà mai il campo profughi d’Europa». Era questo uno degli slogan preferiti dal leader del Carroccio Matteo Salvini. «Il governo non è in grado, o forse non ha intenzione, di fermare gli sbarchi. Gli scafisti ringraziano e festeggiano», twittava invece l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quando lanciava i propri attacchi dai banchi delle opposizioni al governo di Mario Draghi. Qualche anno dopo, le carte in tavola sono cambiate: a gestire il mazzo è proprio Meloni e le invettive contro gli sbarchi quasi scomparse, ma gli arrivi sono in esponenziale aumento. A metterlo nero su bianco è l’ultimo rapporto di Frontex, l’agenzia a cui è affidato il funzionamento del sistema di controllo e gestione delle frontiere esterne dello spazio dell’Unione Europea.
«ll numero di attraversamenti irregolari alle frontiere esterne dell’UE è aumentato del 13 per cento nei primi sette mesi del 2023, raggiungendo quota 176.100, il totale più alto per il periodo gennaio-luglio dal 2016, secondo i calcoli preliminari», si legge nel documento. A determinare questi aumenti resta la rotta principale della tratta di esseri umani, ossia il mar Mediterraneo centrale. «Il numero di attraversamenti irregolari su questa rotta è più che raddoppiato (+115 per cento)», continua il rapporto. Dall’inizio dell’anno sono sbarcati in Italia oltre 73mila migranti, più del doppio dei circa 31mila arrivati nello stesso periodo del 2022, stando invece ai dati del ministero dell’Interno. Il sette per cento di coloro che sono arrivati in Italia sono persone di nazionalità tunisina ed è proprio la Tunisia uno dei Paesi da cui si stanno registrando il maggior numero di partenze con direzione Lampedusa.
Andando al periodo più recente, viene sottolineato come «a luglio, sono stati rilevati quasi 42.700 attraversamenti irregolari alle frontiere esterne dell’UE, con un aumento del 19 per cento su base annua. Il più alto da marzo 2016», continua il rapporto di Frontex. L’agenzia, stando ai dati resi noti, impegna 2800 ufficiali del corpo permanente e personale vario in operazioni a sostegno degli Stati membri e dei paesi limitrofi». C’è poi l’aspetto più tragico di questa vicenda, ossia quello di chi non riesce a portare a termine il viaggio. «Le traversate marittime rimangono estremamente pericolose. Secondo i dati dell’OIM, tra gennaio e luglio sono scomparse nel Mediterraneo più di 2060 persone, la maggior parte lungo la rotta del Mediterraneo centrale».
Proprio alcuni giorni fa 41 migranti sono morti dopo che un barchino, salpato da Sfax, in Tunisia, si è ribaltato ed è affondato durante la navigazione nel canale di Sicilia. A raccontare l’ennesima tragedia del mare sono stati i quattro sopravvissuti. Sembra, invece, subire una netta flessione la rotta balcanica. Nel periodo gennaio-luglio, rimane la seconda rotta più attiva con oltre 52.200 rilevamenti, «ma ha registrato un calo del 26 per cento, in gran parte dovuto alle politiche sui visti più rigorose».
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