Al Festival del Giornalismo si discute di cartooning e Rete, dei cambiamenti rispetto alla carta stampata e delle difficoltà di emergere nei grandi giornali, con uno sguardo alla libertà di pubblicazione e alla possibilità di fare informazione attraverso strisce e vignette. Ospite d'eccezione Mark Fiore, premio Pulitzer 2010
Satira sul web tra news e spettacolo
Cos’è una vignetta online? Quali sono le possibilità che offre e quali sono i rischi? Le storie che si raccontano sul web sono diverse? Queste alcune delle domande che Mario Tedeschini Lalli del Gruppo L’Espresso ha rivolto ai relatori presenti alla panel discussion Editorial cartooning online tenutasi all’interno del Festival del Giornalismo di Perugia e a cui hanno partecipato oltre a Tedeschini Lalli, anche i vignettisti Maurizio Boscarol, Marco Dambrosio in arte Makkox, Dan Perkins, conosciuto con il nick di Tom Tomorrow e Mark Fiore, vincitore del Premio Pulitzer nel 2010.
Il primo a rispondere è stato Makkox che ha subito sottolineato quanto sia difficile dare una definizione di satira online e quanto lo sia ancora di più stabilire quali siano i suoi elementi innovativi: «I vignettisti che disegnano per il web dovrebbero essere ‘ il nuovo’, ma ciò che li rende diversi da chi disegna per la carta stampata, e quindi per i canali tradizionali, è il percorso di formazione che seguono e che deriva dal feedback della gente che segue il loro lavoro». Il vignettista de Il Post ha poi continuato differenziando i due formati: «il nostro prodotto è più pop e secondo me non si può ritenere giornalismo online. E’ un prodotto estremamente volatile e, inoltre, chi sta sul web non vuole essere per pochi». Il cartoonist ha anche evidenziato che chi si occupa di creare vignette per il web non è soggetto a problemi di spazio e che quindi ha la possibilità di esprimersi meglio stabilendo una dimensione autonoma. Riguardo alla sua satira ha poi ironicamente spiegato: «Nelle cose che faccio c’è un po’ di empatia per i cattivi. Per lo più disegno Silvio (Berlusconi, ndr) perché in lui mi riconosco, abbiamo gli stessi vizi e le stesse debolezze. In realtà quando disegno lui, disegno me stesso». Alla domanda a cosa serve la satira risponde che quest’ultima «serve a svelare l’ipocrisia ma che questo prevede che da parte dell’ipocrita ci sia senso etico, altrimenti diventa solo ironia. Purtroppo per i politici italiani non è sempre così e questo è disarmante».
La parola passa poi a Mark Fiore che sul suo lavoro di vignettista satirico negli States, iniziato sulla carta stampata e successivamente concentratosi sulla creazione di cartoon di personaggi pubblici, dice: «in America c’è molta ipocrisia. Io sono un animatore politico e cerco di creare dei prodotti che possano comunicare qualcosa e non siano solo divertenti. Chi fa il mio lavoro si diverte a sottolineare il lato peggiore dei politici. Per noi Bush è stato un dono anche se, pure Obama se la sta cavando».
In merito alla questione della libertà di pubblicazione, Maurizio Boscarol sottolinea che nel nostro Paese non è mai assoluta e che «problemi di questo tipo possono verificarsi anche sul web». «Puoi pubblicare quello che vuoi fino a quando non hai un pubblico vasto che ti segue, fino a quando non rompi le scatole a nessuno e non parli di politica – dice con tono disilluso. Sei libero solo se non hai audience. Su internet si possono fare cose diverse rispetto alla stampa tradizionale, ma, da questo punto di vista, non è cambiato molto». Il vignettista nel corso del suo intervento ha anche evidenziato che «in questo momento in Italia fare giornalismo richiede un impegno maggiore e forse la vignetta non è il modo migliore per farlo. A volte ci ritroviamo a fare “spettacolo disegnato” piuttosto che giornalismo. Ci sembra di non riuscire a superare la realtà con la nostra satira perché la politica è diventata spettacolo e usa come linguaggio quello satirico».
Ma non sono anche i vignettisti con la loro satira a contribuire allo spettacolo della politica? Perkins risponde di non sentirsi responsabile di questo fenomeno: «l’obiettivo dei cartoonist sono proprio quelle persone che si spingono oltre la pazzia e questo è quello che capita spesso ai politici». E aggiunge: «Nonostante molti mi dicano che forse ignorarli possa essere un modo per farli andare via, io credo che non sia così: loro rimarrebbero lo stesso. Non siamo noi i responsabili dello show della politica».
In coda c’è spazio per l’ultima delle grandi domande sul settore: ci si guadagna a fare satira? Makkox sottolinea che trovare da vivere facendo questo lavoro è difficile e che «bisogna dimenticare l’aspetto economico come risultato immediato perché il vero autore è quello che ha come obiettivo primario quello di esprimere le proprie esigenze interiori e non il guadagno facile». Più prosaico Dan Perkins: «Non è possibile aspettarsi che la gente lavori gratis, bisogna sì piacere al pubblico, ma anche il guadagno è importante».