“Disastro a Hollywood”, pellicola diretta da Barry Levinson con Robert De Niro nel ruolo di protagonista, è un viaggio frenetico e agrodolce a fianco di un super produttore hollywoodiano, seguendo ogni suo movimento per due settimane. Il film è anche tuffo nei vizi e nelle virtù della patria del cinema, con lo scopo di mostrarne i sordidi meccanismi, i pochi scrupoli, i capricci e le contraddizioni.
Tratto dall’autobiografia bestseller del produttore e sceneggiatore Art Linson, il film mostra al pubblico due settimane tipo della vita di Ben (Robert De Niro), potente produttore cinematografico sull’orlo del baratro a causa di alcuni “imprevisti” da gestire che potrebbero bruciargli la carriera. Infatti, a Hollywood, basta pochissimo per passare dalle stelle alle stalle. Ma non è solo il lavoro a preoccupare Ben: il produttore si barcamena tra una carriera stressante e frenetica da difendere, due divorzi, la seconda ex moglie Kelly (Robin Wright) di cui è ancora innamorato e cui vorrebbe riavvicinarsi, e una figlia adolescente, Zoe (Kristen Stewart), che conosce pochissimo.
Ben comincia a perdere totalmente il controllo della situazione quando si trova a dover gestire la realizzazione del suo ultimo film, che dovrà anche essere presentato al Festival di Cannes. Un egocentrico protagonista che non scende a compromessi in nome della purezza della recitazione (interpretato da Sean Penn nel ruolo di se stesso) e un regista isterico, capriccioso e alcolizzato (Micheal Wincott), rendono al nostro produttore la vita impossibile quando, di comune accordo, decidono di non voler cambiare il finale scioccante, violento e grottesco della loro pellicola. Finale per cui Ben, ha già avuto un ultimatum da parte dei piani alti degli studios e che gli causerà non pochi problemi. Altro personaggio difficile da gestire è l’attore protagonista di un altro film in produzione, (interpretato da un autoironico Bruce Willis nel ruolo di se stesso), divo bisbetico che si fa crescere una “barba da talebano” senza motrare la minima intenzione a tagliarsela, nonostante vada contro le sue esigenze di copione.
Il nostro produttore si trova così a dover fare continuamente da mediatore tra il capriccioso e maniacale mondo dello star system e le esigenze “dictat” dettate dalle case di produzione, sentendosi un esausto risultato di una vita iperstressante che ha consumato i suoi matrimoni, la sua carriera e anche un po’ del suo fegato. In un continuo avanti e indietro per le strade di Los Angeles, i quindici giorni in compagnia di Ben scorrono in modalità avanti-veloce, nel tentativo di riprodurre la realtà hollywoodiana e chi ne fa parte, da schiavo dei suoi ritmi insostenibili.
Cast stellare, buone premesse iniziali e bel lavoro di regia, però, non ottengono il risultato sperato. “Disastro a Hollywood” è lontano dalla graffiante autobiografia di Linson, e risulta a volte troppo morbido con la stessa Hollywood, trasformandosi in una satira autoironica ben riuscita e nulla più. Grazie a qualche battuta tagliente e ad alcune trovate interessanti e ricche di ironia, nel complesso la pellicola è divertente, ma non entusiasmante, a parte per il solito De Niro che si cala egregiamente nella parte, dimostrando di sapersi continuamente riadattare e mettere in gioco.
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