Il santone Pietro Capuana ha presentato istanza di ricusazione contro il presidente del collegio giudicante, Santino Mirabella, all’interno del processo 12 apostoli. L’80enne, ex bancario, leader della comunità della chiesa Lavina di Aci Bonaccorsi (in provincia di Catania) che si era autoproclamato la reincarnazione dell’arcangelo Gabriele e sosteneva di compiere atti purificatori, è accusato di avere abusato sessualmente di molte ragazze, anche minorenni. Con lui sono imputate pure tre donne – Rosaria Giuffrida, Fabiola Raciti e Katia Concetta Scarpignato – ritenute sue ancelle.
L’istanza di ricusazione si basa su due motivi principali: una gestione processuale ritenuta irregolare e presunte dichiarazioni pregiudizievoli pubblicate da Mirabella sul suo profilo Facebook. «Rischiamo di non avere un giusto processo», commenta l’avvocato Mario Brancato che difende Capuana. Durante la scorsa udienza – del 17 settembre – il tribunale ha rigettato le richieste di confronto avanzate dalla difesa, «basandosi su presupposti risalenti a quattro anni prima, negando la possibilità di argomentare adeguatamente». Motivazioni che hanno portato la difesa a lamentare una violazione delle garanzie processuali e a fare richiesta di ricusazione. Un istituto processuale che consente alle parti di assegnare il processo a un giudice differente rispetto a quello che lo ha avviato, in virtù del diritto di ciascuna parte di essere giudicata da un giudice terzo, della cui imparzialità non si possa dubitare.
Tra i motivi dell’istanza c’è poi anche il fatto che Capuana avrebbe scoperto un post pubblicato dal giudice Mirabella su Facebook, in cui avrebbe «espresso disprezzo verso coloro che praticano la religione cristiana, sollevando così dubbi sulla propria imparzialità di giudizio all’interno di un processo in cui, la natura religiosa del caso, è stata ampiamente dibattuta in aula, come confermato anche dalle testimonianze dell’accusa e della difesa», si legge in una nota inviata. «Fermo restando Mirabella è un ottimo giudice, la richiesta di Capuana è un atto dovuto».
«Quanto pubblicato su Facebook dal presidente del collegio giudicante ha creato un serio dubbio sulla sua imparzialità – aggiunge il legale – in questa circostanza, dove la cristianità, la cattolicità, la frequentazione della Chiesa hanno un valore particolare e da cui non si può prescindere. Non v’è dubbio che, qualunque fossero le decisioni prese dal tribunale, le parti non sarebbero serene». La prossima udienza del processo è già stata fissata per martedì 8 ottobre quando il tribunale dovrebbe sciogliere la riserva istruttoria e decide in merito alle richieste avanzate.
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