«I sopralluoghi non sono stati ancora ultimati, quindi è impossibile azzardare cifre. Ma chi ipotizza un danno economico che si aggira intorno ai cinque-sei milioni di euro non è affatto lontano dalla realtà». Così il presidente di Coldiretti Ragusa, Gianfranco Cunsolo, sulla devastazione provocata dall’ondata di maltempo che si è abbattuto giovedì mattina in provincia.
Com’è noto, è stata colpita soprattutto la fascia trasformata che va da Scoglitti a Scicli, ma la bomba d’acqua si è concentrata soprattutto su Santa Croce Camerina. È qui l’area per la quale sarà richiesto lo stato di calamità naturale. «Anche altre porzioni di territorio sono state colpite, ma non si sono registrati danni come a Santa Croce – continua Cunsolo – dove aziende intere sono andate distrutte. Spazzate via dalla furia di acqua e vento non solo le produzioni, alcune in fase di raccolta, altre di semina, ma le stesse strutture. Già dai primi giorni della settimana prossima – annuncia – contatteremo la Regione per chiedere un incontro urgente con l’assessore Cracolici».
Secondo una prima stima il 60 per cento delle aziende di Santa Croce è stato danneggiato, con le conseguenze peggiori nelle serre vicine al mare. «I torrenti artificiali hanno spazzato via tutto. Sono crollati muri e recinzioni – spiega l’imprenditore Guglielmo Occhipinti – e sono stati danneggiati anche gli impianti fotovoltaici. Perse le produzioni di pomodori e cetrioli, di melanzane e peperoni. La piena ha portato con sé della terra non sterilizzata, che finisce per depositare batteri sulle coltivazioni, danneggiandole. Molte dovranno essere reimpiantate per evitare malattie infestanti».
Un’altra delle aziende colpite è quella di Giombattista Nicosia, a due chilometri da Santa Croce Camerina venendo da Scoglitti, in contrada Menta San Martino. «La mia azienda di famiglia – racconta – è di sette ettari e mezzo e accanto c’è quella di mio zio, per una superficie complessiva di dieci ettari. Diciottomila metri quadrati sono andati completamente distrutti. Persa la produzione di pomodoro quando mancava un mese e mezzo alla raccolta e danni anche alle strutture, perché hanno ceduto i sistemi che riparano le serre lateralmente. L’acqua è entrata e ha allagato tutto».
Per l’imprenditore si è trattato di un incubo che si ripete. «Danni simili li avevamo avuti circa dieci anni fa – commenta -. A distanza di giorni da noi non è ancora venuto nessuno, ma lentamente stiamo cercando di ricominciare anche se non è un’operazione veloce. Dobbiamo aspettare che il terreno si asciughi prima di bonificare, e c’è tutta la plastica da sistemare». Giovedì scorso oltre allo scoramento per i danni subiti c’è stata anche la paura. «È un miracolo che siamo tutti salvi – conclude -. Ci siamo messi al riparo verso le 7.30 perché abbiamo capito che le cose si stavano mettendo male e un quarto d’ora dopo la situazione è precipitata».
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