Un campo che quando piove si trasforma in risaia. Popolato da giocatori che, in periferia, si autotassano per permettere gli allenamenti ai più piccoli. È il Campo XXV aprile San Teodoro Liberato, luogo «dove niente è ordinario». E prima di giocare a rugby si ripete la lezione di Letteratura italiana
San Teodoro vol. 2, letteratura in pantaloncini A Librino si gioca a rugby con l’amicu Petrarca
Al Campo XXV aprile San Teodoro Liberato niente è ordinario. Non lo è il terreno di gioco, fatto di argilla, che quando è inverno e piove somiglia a una risaia e a me i ragazzi quando ci entrano per allenarsi fanno venire in mente delle buffe e virili Silvana Mangano in pantaloncini rossi su grosse, muscolose e villose cosce. Non lo è la loro voglia di giocare a dispetto delle condizioni spesso pessime in cui il campo si trova; una voglia così forte che a me sembra sia più un’urgenza.
Non sono ordinari i rugbisti che su quel campo si allenano tre volte a settimana: i giocatori della seniores che il quartiere di Librino l’hanno scelto e che si autotassano per permettere ai ragazzini delle under di giocare gratis e mentre gli insegnano a giocarsi la palla ovale parlano loro di riscatto, rispetto per i compagni e gli avversarsi e di sostegno. E nemmeno quei ragazzetti sono ordinari, più o meno piccoli rugbisti in erba, che al San Teodoro trovano un’alternativa all’emarginazione e al niente a cui l’incuria delle istituzioni sembra avere scelto di condannare il quartiere e chi ci vive. Non è ordinaria La Librineria, biblioteca sociale nata dall’azione congiunta dei volontari dello storico centro Iqbal Masih di viale Moncada e dei Briganti, che in un anno e mezzo di vita è diventata molto di più di una semplice biblioteca.
Alla Librineria si fanno i compiti e i laboratori di riuso creativo, perché a Librino l’abbandono scolastico e la mancanza di spazi aggregativi sono piaghe immense e molto spesso bastano solo parole semplici per fare appassionare qualcuno a qualcosa e la voglia e il tempo di spenderle perché le tribolazioni di Petrarca per Laura sono le tribolazioni e le incertezze che l’amore riserva da sempre a tutti. Anche ai ragazzi di Librino che, mentre si allacciano le scarpette per andare ad allenarsi, finiscono di ripetere la lezione di Letteratura italiana. E con partecipazione ti dicono: «Se Petrarca era un amicu me, io gli dicevo di diriccillu a Laura», il quale Petrarca «si faceva i flash», e io resto sbigottita un attimo, ma poi ci penso e mi rendo conto che, sì, anche io avrei consigliato lo stesso a Petrarca.
Ps. Qualche giorno fa è iniziata la campagna di raccolta fondi I briganti si meritano un prato. Si può contribuire versando anche solo pochi euro, tramite la piattaforma di crowdfunding Produzioni dal basso. L’obiettivo è ambizioso: centomila euro. Ma serviranno per trasformare la risaia in un campo vero.