L'hanno inaugurata in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità per lanciare un messaggio chiaro: la nuova palestra di via Cordai 165 è «aperta a tutti e accessibile gratuitamente», spiegano alcune delle associazioni presenti all'evento. Coinvolto anche il comitato provinciale paralimpico etneo
San Cristoforo, una palestra gratis senza barriere L’ex magazzino comunale oggi riaperto ai cittadini
Non ha ancora un nome ufficiale la «palestra per tutti» inaugurata ieri pomeriggio, 2 dicembre, in via Cordai 165, nel quartiere di San Cristoforo, nel cuore di Catania. Forse verrà battezzata Io valgo, come lo slogan della fondazione Ebbene, promotrice del progetto di recupero dello spazio, oggi palestra accessibile a tutti gratuitamente. «Io valgo rappresenta la nostra idea di normalità – spiega Dino Barbarossa, presidente della fondazione Ebbene e membro della comunità Papa Giovanni XXIII – che vuol dire stare in famiglia, lavorare e abitare in autonomia».
Il riferimento è ai disabili e alla Giornata internazionale delle persone con disabilità che si celebra ogni 3 dicembre in tutta Italia. «La nostra scommessa è stata ripristinare dopo anni di abbandono una palestra nel quartiere, un locale comunale affidato tramite un bando alla nostra fondazione». Che oggi rilancia il luogo puntando su divertimento, sport e integrazione. «Non solo perché questo è un quartiere che ha tanto bisogno di spazi del genere – chiarisce Barbarossa – ma anche perché nella giornata mondiale della disabilità vogliamo che questo posto sia davvero aperto a tutti, dai bambini agli anziani, passando dalle persone con disabilità».
La palestra è stata utilizzata per un periodo come magazzino e al momento dello sgombero è stato deciso di restituirle la vecchia funzione. «Abbiamo faticato un po’ per farla ripartire, totalmente in autogestione, lavorando sul rapporto tra realtà diverse, per cui questo posto, oggi, può diventare un punto di riferimento». E tra queste realtà ci sono anche la Cisl Catania e il comitato provinciale paralimpico. «Siamo qui perché condividiamo i principi di questo nuovo luogo di aggregazione, nato in un posto della città che necessita di riqualificazione e di una rete sociale di supporto alle famiglie che hanno all’interno persone portatrici di handicap», commenta Iolanda Iacapraro, responsabile del dipartimento Diritti sociali e pari opportunità della Cisl di Catania.
«Questo a Catania è uno dei pochi impianti accessibili – sottolinea Claudio Pellegrino, delegato provinciale del Cip di Catania – che non solo è facile da raggiungere e c’è un ampio spazio per posteggiare, ma offre la possibilità di fare danza olimpica e paraolimpica, e quindi sport aperto a tutti». E viste le buone condizioni dell’edificio, dotato anche di bagni per disabili, ci sarà, probabilmente, la possibilità di fare di più, aggiungendo postazioni di tennis tavolo e tiro con l’arco. Intanto si inaugurano già i primi corsi di danza moderna curati dall’associazione Vivi l’energia, di cui è presidentessa Francesca Grasso. «Dal 2011 promuoviamo la danza nel quartiere di Librino e da oggi saremo presenti anche in questo stabile con lezioni di zumba fitness, danza classica, contemporanea e caraibica». Quello portato avanti a San Cristoforo sarà un progetto di danza integrata, con cui verrà data ai ragazzi disabili l’opportunità di accedere a lezioni in locali a norma, che contribuiscono ad abbattere le barriere architettoniche con cui ogni giorno si devono confrontare.
«Una delle questioni che ci sta maggiormente a cuore è quella del progetto di vita da offrire ai nostri ragazzi – osserva Barbarossa – che comincia in famiglia e si realizza nella scuola, sul territorio, nel lavoro, nel tempo libero, nelle relazioni sociali». Pubblico e privato dovrebbero collaborare per aiutare le famiglie a vivere più serenamente possibile. «Ora che anche in Sicilia è stata applicata la legge sul dopo di noi è importante che si promuovano percorsi di autonomia per persone con disabilità e che i genitori siano consapevoli del fatto che in futuro i figli vivranno una vita normale, e non segregati in strutture come è avvenuto fino ad ora».